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Descrizione


Il "Gorgia", dialogo che dal celebre retore prende il nome, offre una delle più approfondite riflessioni platoniche sulla retorica. Tuttavia la sua portata va ben al di là del tentativo di definire e tracciare i confini di una disciplina. Prendendo le mosse dalla retorica e dalle sue implicazioni sul piano della conoscenza e dell'etica, il dialogo solleva interrogativi fondamentali: come bisogna vivere? A quali cose deve dare importanza chi vuol essere pienamente uomo e felice? Il confronto tra Socrate e i suoi interlocutori disegna in modo estremamente incisivo e drammatico le due strade tra le quali si trova a dover scegliere l'uomo ateniese del IV secolo a.C, e non solo lui: la vita secondo giustizia e verità, a cui conduce la filosofia, o, all'estremo opposto, la vita finalizzata al successo e all'affermazione personale, alla quale conducono la retorica e le altre pratiche dell'apparenza. Attraverso una discussione la cui tensione tradisce la rilevanza dei temi affrontati e insieme regala alcuni dei ritratti più vividi dell'intera opera platonica, il "Gorgia" segna uno snodo centrale nel pensiero del filosofo per i problemi che solleva e le vie di ricerca che intraprende.
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Dettagli

2014
14 gennaio 2014
CXX-293 p., Brossura
9788806218492

Voce della critica

  Composto da Platone nel secondo decennio del IV sec. a.C., Gorgia mette in scena in Atene un dibattito tra Socrate, scortato dall'amico Cherefonte, e tre rappresentanti della retorica, il sofista Gorgia, che si è appena esibito in una conferenza di successo, e due discepoli di costui, Polo e Callicle, figura, quest'ultima, discussa: personaggio reale di cui l'antichità non ha lasciato altre notizie? o creatura fittizia, plasmata con tratti che forse alludono a celebri personalità quali per esempio Crizia? Non vi è dubbio che già ai suoi primi lettori Gorgia sia apparso un corrosivo attacco alla retorica, ma il tema che il dialogo propone è più ampio e profondo e la nuova edizione del testo nella "Piccola Biblioteca" Einaudi ne mette ben in luce i nodi principali, discutendo le correnti interpretative più accreditate, e fornendo una versione italiana che consente al lettore di seguirne l'analisi. Nella lunga introduzione curata da Angelica Taglia, il focus di Gorgia è individuato nel dibattito sul logos, specchio e strumento di tipi di vita diversi. Vi è il logos ingannevole della retorica, proprio di una esistenza priva di sapere, finalizzata al piacere e libera dai lacci della giustizia (anche se il personaggio di Gorgia ha ritegno ad ammetterlo, i suoi discepoli lo dichiarano senza infingimenti); e vi è il logos della conoscenza filosofica, che fonda la vita sul sapere e la rivolge al bene. Retorica, giustizia e felicità si alternano al centro della discussione con posizioni sempre più radicali su come si debba vivere. Nel dialogo, reso drammatico dalle allusioni al teatro euripideo e dall'ombra del processo e morte di Socrate, i tre interlocutori del filosofo, Gorgia, Polo e Callicle, confutati uno dopo l'altro, cedono infine il passo al monologo socratico che narra il mito del giudizio delle anime nell'aldilà. Socrate limita l'efficacia del retore: questi sa agire solo su un pubblico ignorante e irrazionale; è privo di sapere, e quindi di potere, poiché può fare ciò che vuole solo chi conosce il proprio bene; non è in grado di aiutare la polis, ammalatasi a causa dell'operato adulatorio dei governanti del passato. Sofistica e retorica sono contraffazioni della tecnica politica che sola, in quanto rivolta al bene, può guidare le anime: con la legislazione essa previene il male, con la giustizia risana o, se il danno è troppo radicato, attraverso castighi esemplari purifica gli altri cittadini. Socrate, in contrasto con la morale comune, mostra come la vita filosofica richieda scelte radicali: non si deve temere la morte, ma l'ingiustizia; per l'uomo è meglio subire il male che infliggerlo, e se poi lo si commette, è meglio usare la retorica per accusare se stessi e i propri cari e pagare la pena, salvaguardando così l'anima. Callicle, che senza remore e pudori proclama il diritto alla prevaricazione nel perseguimento del piacere e si scaglia contro un nomos creato dai più per ostacolare chi sia a loro superiore, offre a Socrate l'occasione di confrontarsi con la posizione a lui antitetica e di costringerla al silenzio. Pagine stimolanti dell'introduzione mettono l'accento sulla enigmatica vittoria del filosofo (Socrate è inconfutato ma resta l'impressione che non persuada gli interlocutori); sulla centralità dell'anima per la felicità in questa vita come nell'aldilà; sul ruolo delle passioni; sull'utilità della retorica, se sottomessa alla filosofia; sul paradosso di Socrate, che pur negando di esser tale, è il solo vero politico in Atene; si evidenziano legami e evoluzioni che sussistono tra Gorgia e il precedente Protagora e tratti chepreludono in qualche modo ai temi della Repubblica. Nella Nota al testo e alla traduzione Federico M. Petrucci motiva le sue scelte filologiche (il testo greco segue l'edizione di Eric Dodds del 1959) e versorie: la resa è frutto di un necessario compromesso tra fluidità del dettato italiano e rispetto del tecnicismo terminologico che inizia ad affiorare in Gorgia. Nella Nota si riportano altre motivazioni critiche per lo più a sostegno delle scelte testuali di Dodds, raramente di dissenso. La versione italiana, fruibile e precisa al tempo stesso, è corredata da alcune essenziali note di interesse filosofico, e da altre di orientamento generale (sarebbe forse stato utile un rimando alla Nota in quei punti in cui la traduzione fa riferimento a un testo greco diverso da quello stampato). Sicuro merito del volume è l'approfondimento coerente di temi filosofici sia nell'introduzione sia nelle non facili scelte di resa lessicale che Gorgia pone; pur senza rinunciare alla piacevolezza del dettato, i curatori ci conducono infatti all'interno del pensiero platonico, dando una dimostrazione pratica del buon uso della retorica.  

Elisabetta Berardi

 

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Conosci l'autore

Platone

0, Atene

Nasce nel 427 a.C. da genitori aristocratici. La data è fissata da Apollodoro nella sua "Cronologia". Vive in un'Atene che aveva già perso la sua egemonia politica e culturale. In gioventù si dedica alla poesia ma accostatosi alla filosofia decide di distruggere tutte le opere precedenti. Discepolo di Socrate, lo pone al centro dei suoi Dialoghi socratici in cui è presentato l'insegnamento del Maestro. Nel 399 va a Megara e, dieci anni dopo, soggiorna in Italia  meridionale e in Sicilia. Nel 387 acquista un terreno e vi fonda la famosa Accademia (dal nome del parco detto di Accademo) , un centro di studi filosofici. Va nel 367 a Siracusa come pedagogo del sovrano Dionigi II, torna una terza volta a Siracusa nel 361....

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