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Privati del patrimonio - Tomaso Montanari - copertina
Privati del patrimonio - Tomaso Montanari - 2
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Privati del patrimonio

Descrizione


Sono vent'anni che, in Italia, la politica del patrimonio culturale si avvita sulla diatriba pubblico-privato: brillantemente risolta socializzando le perdite (rappresentate da un patrimonio in rovina materiale e morale) e privatizzando gli utili, in un contesto in cui le fondazioni e i concessionari hanno finito per sostituire gli amministratori eletti, drenando denaro pubblico per costruire clientele e consenso privati. Ma cosa ha significato, in concreto, la "valorizzazione" (o meglio la privatizzazione) del patrimonio? Quali sono la storia e i numeri di questa economia parassitaria, che non crea lavoro dignitoso e cresce intrecciata ai poteri locali e all'accademia più disponibile? Ed è vero che questa è la strada seguita nei grandi paesi occidentali? Tomaso Montanari risponde a queste e altre domande spiegando perché non ci conviene distruggere il governo pubblico dei beni culturali basato sul sistema delle soprintendenze: un modello che va invece rafforzato e messo in condizione di funzionare, perché è l'unico che consente al patrimonio di svolgere la sua funzione costituzionale. Che è quella di renderci più umani, più liberi, più uguali.
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Dettagli

2015
24 febbraio 2015
XV-167 p., Brossura
9788806218973

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Marco
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Montanari in questo libello dai toni molto forti e accesi, vuole attirare l'attenzione su una problematica tendenza che da qualche anno in Italia ha conosciuto notevole diffusione: la presenza sempre più forte dei privati nel campo della gestione di beni culturali, andando oltre la sponsorizzazione e guadagnando anche potere decisionale. Se si va in profondità nella lettura del testo si capisce che di per sè, per Montanari, la partecipazione privata alla gestione del bene pubblico non ha nulla di sbagliato, purchè sia sempre lo Stato a detenere la posizione dominante nel rapporto contrattuale, cosa che non sempre succede. Spesso lo Stato ha accettato condizioni misere, dimostrando di non essere in grado di occuparsi in prima persona, con proprio personale specializzato, della ricerca in campo storico-artistico e della valorizzazione dei beni culturali. E' questo il fulcro, la centro della critica di Montanari, la tendenza alla progressiva riduzione delle spese per la cultura, per i finanziamenti al Ministero dei Beni Culturali ha indebolito le istituzioni pubbliche, rendendole deboli e costrette a cedere alle richieste dei privati pronti a investire, perdendo in ricerca e rivolgendosi sempre più a prodotti culturali con portata più popolare. Chiaro e importante il concetto che l'autore ci vuole trasmettere, meno memorabile la scrittura in sè.

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Tomaso Montanari

1971, Firenze

Tomaso Montanari è uno storico dell'arte, saggista e docente universitario. Ha insegnato Storia dell'arte moderna all'Università «Federico II» di Napoli. Rettore dell'Università per Stranieri di Siena, si è sempre occupato della storia dell'arte del XVII secolo, cercando di rispondere alle domande poste dalle opere con tutti gli strumenti della disciplina: dalla filologia attributiva alla ricerca documentaria, dalla critica delle fonti testuali all'analisi dei significati, a una interpretazione storico-sociale. Per Einaudi ha scritto la postfazione ai due volumi de Le vite de' pittori scultori e architetti moderni di Giovan Pietro Bellocchio (2009), A cosa serve Michelangelo? (2011), Il Barocco (2012), Costituzione incompiuta (2013, con Alice Leone,...

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