Spartaco. Le armi e l'uomo

Aldo Schiavone, Spartaco le armi e l’uomo; È un’ esposizione storica ed analisi interessante. Anche se polemizza con l’interpretazione della storiografia russa sulla figura di Spartaco e sull’importanza e la funzione delle rivolte servili per la caduta del sistema schiavista, un’interpretazione che segue l’insegnamento di Stalin o presunto tale. In particolare, Schiavone nega che gli schiavi costituissero una classe, anche se poi alcune pagine dopo è costretto a riconoscere che la società romana si fondava esclusivamente sul lavoro estorto agli schiavi. Il racconto di Schiavone è puntuale sulle fonti disponibili, sfruttando nella sua lettura per quanto l’opera di Sallustio, quest’ultimo è l’autore latino che sicuramente apporta maggiori chiarimenti sulla vera statura politica di Spartaco, e non solo sul suo ruolo militare. Qui Schiavone traccia una lettura interessante, che mostra come l’ex gladiatore si muovesse con un progetto politico assolutamente adeguato e l’unico che poteva dare un risultato positivo; la sconfitta del progetto di Spartaco avrebbe meritato maggiori considerazioni da parte di Schiavone e qui vi è senza dubbio un limite del suo lavoro. Spartaco possiamo dirlo nella lettura di Schiavone si presenta come un grande capo politico, con un progetto che cerca di unire le campagne povere dell’Italia e le città schiacciate dalla superiorità di Roma e dei suoi ceti commerciali. Non esaltante la bibliografia riportata alla fine del volume.

Difficile aggiungere qualcosa all'indice di IBS. Il libro è scorrevole, snello, agevole, ben scritto e convincente nelle tesi sostenute. Ne risulta il quadro di un principe sfortunato, che sognò in grande contro un impero ancora più grande del suo sogno. Non uno schiavo fuggitivo, ma un novello Annibale o un Alarico troppo in anticipo sui tempi, in lotta contro la storia. Il libro è stato recentemente elogiato da Luciano Canfora sulla rivista accademica di studi romani.