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Vicino alla dimora del serpente - Ottavio Fatica - copertina
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Vicino alla dimora del serpente

Descrizione


Nessuno ascolta il demone di un altro l'anonimo richiamo l'insensato boato o pigolio musica sghemba per irreali fuochi d'artificio sta tutto nel non detto il dito sulle labbra per non piangere. 

«Tutto il peso del mondo | sta nel cranio che l'acrobata | al cornicione ostende».

Non è un caso che la figura dell'acrobata segni, fin dalle poesie iniziali, la nuova raccolta di Ottavio Fatica. La sua poesia, di cui si possono trovare in Italia pochi antesignani (in primis Ripellino), è una sfida sempre sul filo dell'invenzione linguistica, ma l'immagine del funambolo, o quella simile del «tuffatore in bilico | sul ciglio del crepaccio» in altre poesie, è anche fortemente simbolica, fra la vocazione a sondare il cielo e il tonfo «nelle feci del presente» sempre in agguato. La raccolta si snoda all'interno di una contraddizione, quasi una gabbia ontologica: perché le «splendide parole» sono le cose piú preziose che abbiamo, ma «il bello è che la verità | sta tutta nel non detto». E d'altra parte se siamo «in libertà sulla parola» significa, a seguire il pun nei due sensi, che la lingua è il nostro spazio di libertà, ma che la nostra condizione è comunque una sorta di libertà vigilata e infrangere «il muro», «la coltre», «la crosta», insomma, uscire dallo stallo delle esistenze è impossibile. Dunque quella di Fatica è una poesia che concentra il massimo di esuberanza e di sfida ma sottintende o addirittura pretende lo scacco, lo smacco, la disfatta. E la malinconia sotto la risata del clown.
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Dettagli

2019
11 giugno 2019
184 p., Brossura
9788806234607
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Indice

I

Devoti alla greppia
L'inizio
«Tutto il peso del mondo»
Ai ferri corti
Rosaspina
Notturno arcobaleno
Due gradi di libertà
Antivigilia
Bugno
La sua professione di fede
«L'anonimo richiamo»
«Fin dove potrà spingersi»

II

Triplo sogno
Avviso ai naviganti
La nubilosa
Qui giace
Avvitamento
«La paura è un colore»
Il vino e l'olio
Il mondo è
Il parco
«Dal lessico di ieri»
Discorso del bagnasciuga
Antiporto
«Sericea, succinta»
«Il tarlo una volta»
La stagione che viene sempre dopo
Il divario

III

«Davanti all'animale»
Ho la risposta
A che serve il corpo mortale
I finitimi
L'origine della Via Lattea
Calicò
Stupor mundi
«Domenica: lo scoppiettio»
Trois-Frères
Maremagno
Un ciclista
«L'inganno è delle tre»
Mandala
L'Ospite
Il disastrato
L'interdetto
Ostia
Gisant
Vocazione
L'isola

IV

Nevvero
Glasspiel
Come fiocchi di neve
Paesaggio giapponese
Fior di bugia
«Gira e rigira la fede»
«Oggi»
«Mi ha detto il cieco: io so»
«Comparsi sulla terra»
Mavì, Mavì, Mavì
Quantico
Yagmur, puttana turca, canta
Il raggio
Fior di silenzio
Lo spolvero
Mascalcìa
Sextuor

V

...e ho letto questo
Un fossile caratteristico
La polizza celeste
S'apre il fiore del cactus
La voliera
Uno, oggi
Longaevi
Quando sei nato per la prima volta
I.O.U.
Sibilla
Gruppetto: pensionati del terzo millennio
Se sopravvivere è tutto
«Bello può anche essere»
Intona lo scaccino
Notte d'agosto
Breve elogio al longaevi
Prestissimo
Preghiera
Solus ad solum

VI

Pastorale
Nocebo
Piscine
Materia ordinaria
Golestan
Un po' di abnegazione
L'orrido
L'ultima a morire
Ultimo invio (con invito)
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alida airaghi
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Libro funambolico, non solo perché le metafore dell’acrobata e dell’equilibrismo siano ricorrenti nelle poesie, ma perché stili e temi si susseguono compositi e frammentati, poliedrici e provocatori, sempre sul filo di una soluzione prima perseguita e poi raggirata. L’illusione di una ricomposizione contenutistica e formale viene irrisa continuamente, e soprattutto viene presa di mira la coerenza stilistica, poiché le varie sezioni utilizzano timbri poetici diversi e discordanti. In alcune pagine iniziali la finalità appare principalmente etica: una riflessione sconfortata sul destino dell’uomo, in bilico tra bene e male, volontà di purificazione da un lato, attrazione verso la colpa e la dannazione dall’altro. Il lettore si trova davanti a un continuo moto ascendente e discendente, a un innalzarsi e a un precipitare nell’abisso: la metafora dell’affondamento, del diluvio, dell’alluvione rovinosa che si abbatte e non lascia scampo, fa da pendant al volo in un empireo sconfinato e indifferente, in “cieli senza rete”. La salvezza può insperabilmente arrivare dall’istintività ingenua del mondo animale, da un abbandono più disarmato e fidente alla vivezza del sentimento amoroso, o al ricordo dell’infanzia e di luoghi cari. Così nelle ultime sezioni del libro prevalgono temi più docilmente affettivi, e toni che corteggiano la filastrocca, la cantilena o addirittura l’elegia. Aldilà della pregnanza metafisica dei versi, si avverte anche la lusinga dell’esibizione linguistica, la giocosità dell’improvvisazione nell’uso ossessivo delle rime e delle allitterazioni, negli enjambement imprevedibili, nella vistosa negazione della punteggiatura, nel flusso di associazioni visive e sonore, nei sapienti arcaismi e neologismi. Questo libro così pieno di immagini, voci, echi letterari, sapienza meditativa, ci ricorda continuamente la nostra caducità e la nostra immortalità.

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Ottavio Fatica

Famoso per le sue numerose traduzioni, ricordiamo: il Moby-Dick di Melville, quasi tutto Kipling, i diari di Byron, i limerick di Lear. Per Einaudi ha pubblicato nella collana Collezione di poesie, Le omissioni (2009) e Vicino alla dimora del serpente (2019) .

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