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Frattura - Andrés Neuman - copertina
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Frattura

Descrizione


Yoshie Watanabe è vivo. È merito del caso, che da bambino lo ha fatto sopravvivere all'esplosione di Hiroshima; o della sua tenacia, che gli ha permesso di restare in piedi per decenni, nonostante le cicatrici. E per fuggire da quelle piú dolorose, quelle che non si vedono, Yoshie lascia il Giappone quando è ancora un ragazzo. Nessuna città e nessun amore, però, possono guarire le fratture dell'anima.

«Neuman ci ricorda che la vita è un copione incompleto in cui i personaggi possono appena intuire la trama dalle battute che recitano» - El País

«È agli scrittori come Neuman che apparterrà la letteratura del ventunesimo secolo» - Roberto Bolaño

Frattura è la storia di Yoshie, delle donne che lo hanno amato, di un secolo ferito, di un mondo lacerato; ma è anche e soprattutto un canto di resilienza in grado di illuminare la bellezza trascurata delle cose rotte.

Il kintsugi è un'antica pratica giapponese che prevede l'utilizzo dell'oro – o di un altro metallo prezioso – per saldare i frammenti di un oggetto rotto. Grazie a queste pregiate riparazioni, l'oggetto rovinato diventa un'opera d'arte. Il kintsugi è la celebrazione delle cicatrici, l'elogio delle linee di frattura. Il signor Yoshie Watanabe è un uomo anziano, silenzioso, solitario. Anche lui, come un vaso rotto, porta i segni dei soprusi del tempo e della brutalità degli eventi. La sua vita prende una piega drammatica quando è solo un bambino. Sopravvissuto per una concatenazione di banali casualità all'esplosione della bomba atomica di Hiroshima prima, e scampato a quella di Nagasaki poi, Yoshie non ha piú nessuno. Dei genitori, delle sorelle, del Giappone in cui ha vissuto fino a quel momento, non rimane altro che un cumulo di ricordi e macerie. Yoshie cresce a Tokyo con una coppia di zii, ma appena può lascia il paese e si trasferisce prima a Parigi, poi a New York, a Buenos Aires, a Madrid, complice l'assoluta dedizione a un lavoro che gli permette di viaggiare. A scortarlo in quel vagabondare irrequieto non c'è solo la trama di bruciature che gli percorrono la schiena e le braccia: tracce invisibili, ricordi in dissolvenza, una sofferenza senza nome sono il bagaglio piú ingombrante di cui non può disfarsi. E cosí, dopo decenni passati a saldare e spezzare legami tanto intensi quanto effimeri, raggiunta la pensione, Yoshie torna a vivere a Tokyo, forse nella speranza di riconciliarsi con la sua identità. Ma nel 2011 il terremoto che precede l'esplosione di Fukushima lo costringerà a confrontarsi con i fantasmi del passato. A raccontare di Yoshie sono Violet, Lorrie, Mariela, Carmen, le donne che lo hanno amato, una per ogni città. Le loro versioni si somigliano appena, ma rivelano un'unica storia: quella di un uomo ferito, alla ricerca instancabile dell'oro che possa risanare tutte le fratture di una vita.
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Dettagli

2019
14 maggio 2019
408 p., Rilegato
9788806241308

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Astrea
Recensioni: 2/5

L'idea ispiratrice era molto interessante, i primi due o tre capitoli ben scritti e credibile la storia d'amore parigina. Poi... un disastro. Scrittura tirata via con la scusa che lo stile deve essere ggggiovane e veloce, le storie d'amore inattendibili , perse in descrizioni inutili di eventi storici che uno se vuole si va a leggere su wikipedia. La faticosa risalita verso un dolore antico, che si vorrebbe impreziosito dall'oro, come nella pratica del KINTSUGI, è stentata e superficiale. Questi osannati giovani scrittori dovrebbero sforzarsi di andare un po' di più in profondità e menarci meno per il naso.

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fede
Recensioni: 4/5

Neuman è sempre una garanzia,scrittore eccelso e grande narratore. Consigliato

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enrico
Recensioni: 5/5

Libro davvero molto bello

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Recensioni

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Voce della critica

In una recente intervista lo scrittore argentino Andrés Neuman ha raccontato le origini del suo ultimo romanzo, Frattura (400 pagine, 21 euro), pubblicato da Einaudi nella traduzione di Federica Niola. Era l’undici marzo del 2011 quando l’autore da un appartamento di Parigi osservò in tv il disastro del terremoto e dello tsunami in Giappone, un Paese minacciato da una centrale atomica e dall’energia nucleare.

Quel giorno, Neuman, autore de Il viaggiatore del secolo si rese conto di essere uno straniero «Io, nato in Argentina, cresciuto in Spagna, stavo vedendo quelle scene del Giappone, mentre trascorrevo una parte di vita in Francia». Non a caso, i quattro Paesi fanno da sfondo alla storia di Yoshie Watanabe, un uomo sopravvissuto e scampato alla morte per ben due volte, esattamente alle bombe di Hiroshima e Nagasaki durante la Seconda guerra mondiale, in cui perde genitori e fratelli, e al sisma di Fukushima del 2011. «Un terremoto frattura il presente, spezza la prospettiva, smuove le placche della memoria» è la frase che conclude il primo paragrafo del capitolo uno il cui titolo, Placche della memoria, rievoca i ricordi di un passato doloroso con cui fare i conti. La frattura della terra non fa altro che riaprire la frattura dell’anima «Tutte le cose rotte, pensa, hanno qualcosa in comune. Una crepa che le unisce al loro passato». Watanabe impara a curare le cicatrici del corpo, ma soprattutto dell’anima, attraverso il Kintsugi, l’arte giapponese di riparare oggetti rotti con fili d’oro.

«Quando una ceramica si spacca, gli artigiani del Kintsugi inseriscono un po’ di polvere d’oro in ogni fessura, evidenziando il punto in cui si è rotta. Le fratture e le riparazioni sono esposte invece che occultate, e passano a occupare un posto centrale nella storia dell’oggetto. L’atto di rendere manifesta questa memoria lo nobilita. Ciò che ha subito un danno ed è sopravvissuto può essere considerato più prezioso, più bello.»

Il racconto della vita di Yoshie è affidato alle donne che lo hanno amato: in prima persona, ciascuna di loro descrive un uomo che, divenuto un importante dirigente aziendale, per sfuggire al ricordo del passato, lascia il Giappone ed emigra: prima Parigi, poi New York, Buenos Aires, Madrid. Ogni volta dovrà adattarsi a una nuova lingua, a nuove usanze e nuove donne (rispettivamente Violet, Lorrie, Mariela, Carmen), finendo per sentirsi straniero in qualsiasi parte del mondo. Una fuga da se stesso che si conclude con il ritorno in Giappone e la decisione di attraversare senza remore le emozioni e le sensazioni suscitate dall’esplosione della centrale di Fukushima, una vicenda che ricollega il tema della “forza nucleare” alle vicende di Hiroshima e Nagasaki. Per indicare i sopravvissuti ai due bombardamenti atomici, viene utilizzato il termine giapponese hibakusha, composto da tre ideogrammi: (hi) riceve/subire, (baku) esplosione, (Sha) persona. La scelta di tale termine si basa sulla volontà di non ricorrere alla parola “sopravvissuto” quale opposta a “deceduto” come forma di rispetto nei confronti dei defunti e per mettere a tacere i sensi di colpa di quanti sono scampati alle bombe. Nel termine hibakusha è racchiusa tutta l’esistenza di Yoshie e la sua volontà di non ridurre in alcun modo la sua identità alla tragedia che ha vissuto, ma anche la vergogna per non avere fatto niente di speciale per salvarsi, nè per quelli che si erano salvati. Neuman ci consegna un libro che non è solo romanzo, ma anche ricerca storica e indagine giornalistica. La sua posizione nei confronti dei fatti storici è critica e racconta un intero secolo, “un secolo ferito”, con una valutazione che diventa quasi un’accusa: pagine intere descrivono, con dovizia di dettagli, gli attimi che hanno preceduto e seguito lo sganciamento delle bombe nucleari, prima a Hiroshima e poi a Nagasaki.

«Quella seconda bomba, battezzata Fat Man, a quanto pare in onore di Winston Churchill, avrebbe generato una palla di fuoco con una temperatura che avrebbe superato quella del sole. Un sole fatto a pezzi. Fat Man. Forse esiste un collegamento, riflette Watanabe, tra l’umanizzazione di una bomba e la disumanizzazione di una popolazione.»

La vicenda della centrale nucleare di Fukushima fa ripiombare il protagonista nelle angosce provate nel secondo dopoguerra, a conferma del fatto che certe cicatrici non si risanano mai, costringendolo a confrontarsi con i fantasmi del passato. Il mondo non ha tratto insegnamento dalla tragedia atomica del 1945 e dal disastro di Chernobyl del 1986. Attraverso la vita del protagonista, l’autore affronta il grande tema dell’energia nucleare, in tutto e per tutto una potenziale arma di distruzione: basta un incidente per esporre la popolazione che si trova nel raggio del disastro ad un quantitativo massiccio di radiazioni che provocano gravissimi danni alla salute. Non mancano, poi, chiari riferimenti alla politica contemporanea degli USA, soprattutto in materia nucleare, che sembrano celare una netta presa di posizione. Neuman sa bene che scrivere vuol dire fare politica perché vuol dire prendere posizione su fatti ed eventi, ovvero decidere da che parte stare, nel suo caso dalla parte di chi lotta contro le armi nucleari. Ciò che viene fuori è un ampio sguardo sulla storia internazionale contemporanea e una sorta di confronto tra passato e presente, da cui emerge che l’evoluzione spirituale dell’uomo non va di pari passo con quella tecnologica ed economica.

Si potrebbe, forse, parlare di “indagine antropologica” sugli effetti che le catastrofi hanno sull’uomo, sul modo di affrontare il dolore e le perdite. Watanabe decide di tenersi lontano dai luoghi della tragedia, ma per tutta la vita porta addosso il peso di tale scelta. Fino a quando il terremoto dell’11 marzo 2011 non smuove le “placche della memoria”: lui che appartiene all’ultima generazione che ricorda le bombe ha il dovere di non cancellare l’esperienza passata, di riconoscerla come tale e di affrontarla. Dopo le sciagure del passato, il mondo ha tentato in ogni modo di seppellirle per sigillare il futuro, ma è soltanto tenendo viva la memoria che si preserva il domani.

Frattura di Neuman è la storia di un uomo ferito, alla ricerca instancabile dell’oro che possa risanare tutte le cicatrici di una vita. È anche una storia di resistenza, come quella dell’oleandro, fiore ufficiale di Hiroshima, il primo che germogliò dopo la bomba atomica. È il viaggio verso l’origine delle proprie paure.

Recensione di Arcangela Saverino

 

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Conosci l'autore

Andrés Neuman

1977, Buenos Aires

Andrés Neuman nasce a Buenos Aires nel 1977. Figlio di musicisti emigrati, cresce a Granada, dove frequenta l'Università e insegna per un periodo Letteratura ispano-americana. Nel 2009 vince il Premio Alfaguara con il romanzo Il viaggiatore del secolo, votato tra i cinque migliori romanzi dell'anno in lingua spagnola da El País e El Mundo. Ma Neuman non è un esordiente. Già nel 1999 ha pubblicato il primo romanzo Bariloche, che il quotidiano El Mundo inserì fra i dieci migliori dell’anno e fu tradotto anche in Italia. Con Il viaggiatore del secolo ha segnato un colpo senza precedenti nella letteratura spagnola: vincere un grande premio commerciale, l’Alfaguara, e il Premio de la Crítica. Ha pubblicato anche tre libri di racconti...

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