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Il cuore non si vede - Chiara Valerio - copertina
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cuore non si vede

Descrizione


Vincitore della 46.ma edizione del Premio Letterario Internazionale Mondello, sezione Opera Italiana - Proposto per il Premio Strega 2020 da Jhumpa Lahiri.

Un vorticante romanzo quasi sentimentale sulle cose che ci uccidono e le persone che ci tengono in vita.

«Un caleidoscopio narrativo che riattiva memorie di Virginia Woolf»La Lettura

Andrea Dileva, quarantenne, studioso, curioso, professore di greco, si sveglia un giorno senza il cuore. Laura vive con lui, è abituata alle sue mancanze, ma questa proprio non se l'aspettava. Carla in teoria sarebbe la sua amante, ma a casa ha un cane, un bimbo, un marito, e poi con il corpo di Andrea ha sempre avuto un rapporto difficile, in fin dei conti le va bene anche cosí. Forse Simone avrebbe la fantasia per capire com'è che l'amico di mamma sta perdendo i pezzi, d'altronde è stato proprio lui a raccontargli storie di leviatani giganti e donne con la coda di pesce. Ma Simone ha otto anni e nessuno ha chiesto il suo parere. Andrea cerca dappertutto una storia che assomigli alla sua, senza trovarla: eppure era convinto che la mitologia fosse l'archetipo di ogni cosa. Certo, se l'umanità intera ha il terrore di morire, deve prendere atto che per lui è diventato impossibile. Come può smettere di battere un cuore che non c'è piú? Chiara Valerio racconta con una leggerezza rara le metamorfosi delle relazioni e la loro meccanica involontaria. Se la storia di un uomo che scompare scintilla di ironia e passione, questa è l'occasione della letteratura. «Carla lo voleva fino a un certo punto, e lui la voleva da un certo punto in poi. Dunque, per loro due, quel punto era l'unica possibilità». Una mattina, dopo sogni inquieti, Andrea Dileva si sveglia senza cuore. Non è morto, certo, ma forse non è vivo. Semplicemente sta scomparendo sotto gli occhi severi e distratti delle (troppe?) donne che gli stanno intorno. Perché siamo fatti di legami oltre che di tendini, muscoli e ossa. Di allegrie immotivate, mancanze, ferite, amori imperfetti. Un vorticante romanzo quasi sentimentale sulle cose che ci uccidono e le persone che ci tengono in vita.

Proposto per il Premio Strega 2020 da Jhumpa Lahiri: «La sottrazione è l'esercizio fondamentale in questa storia di aritmetiche e romantiche differenze. Quanto resta di noi se amiamo? E quanto ci viene a mancare? Cambiando le cifre in figure umane, essenziali come i mitemi greci interrogati dal protagonista, Chiara Valerio medita con lucidità le conseguenze del raddoppiarsi, la logica paradossale di perdersi per sommarsi a un altro. Il risultato è un'opera ironica e malinconica, surreale, di respiro internazionale. Sospeso fra modernismo europeo e classicità mediterranea, Il cuore non si vede è un romanzo con due cuori: uno leggero e scanzonato, l'altro tragicamente onesto. Oscilla, nei temi, fra il viscerale e l'evanescente: fra i gangli nascosti nel corpo e quelli sfuggenti del desiderio. Anche la lingua ha un'anima biforcuta, una sintassi che insiste sul passaggio continuo tra un italiano letterario e uno colloquiale. Racconta quel che resta della vita borghese, se così possiamo chiamarla. Ogni relazione impone una misteriosa metamorfosi addirittura fisiologica. Vitale ed elegiaco, questo libro canta non solo un susseguirsi di sparizioni materiali e metaforiche ma anche un'inarrestabile evoluzione. Ciò che infine prevale è la memoria, evocata con forza sbalorditiva: un passato rimbalzante che, pur destabilizzandoci, ci salva. Lo propongo agli Amici della Domenica del Premio Strega 2020, perché è una favola postmoderna e anche un farmaco per la smemoratezza, la disattenzione e l'illetterarietà di questi tempi.»

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Dettagli

2019
10 settembre 2019
160 p.
9788806242220

Valutazioni e recensioni

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La Bibliatra
Recensioni: 5/5
Il cuore non si vede

[Estratto dal Blog] [...]Andrea Di leva, è un quarantenne grecista, studioso di mitologia, curioso e intelligente che, una mattina come tante, si risveglia senza cuore. Non ha battito, nel petto c’è solo un enorme vuoto. Cosa è successo? Come mai è ancora vivo? E che significa non avere un cuore?[...]anche i polmoni e il fegato non ci saranno più![...]La costruzione stessa del romanzo, oltre alla trama, è di per sé particolare, non ci sono capitoli o punteggiatura per i dialoghi, delineando un quadro molto particolare che trae le sue origini nel flusso di coscienza.[...]trama originale e peculiare si aggiunge un contenuto che combina al letteratura, mitologia e introspezione. Il lettore è chiamato ad interrogarsi, a porsi egli stesso delle domande. A parlare non è solo Andrea, ma di volta in volta le persone più care della sua vita,[...]e donne che più ha amato e più l’hanno amato.[....]Forse gli organi sono collegati ai sentimenti che crescono e si dissolvono in maniera del tutto involontaria, lasciando legami a volte vuoti, altri carichi di significato.[...[Un romanzo che ci parla di amore in tutte le sue forme, ci mostra quanto a volte le relazioni possano essere sbilanciate, ma comunque solide; come uno stesso sentimento possa assumere significati differenti a seconda del punto di vista.Un romanzo che ci invita a focalizzarci su tutti i nostri legami. Senza organi si sopravvive grazie ai legami che instauriamo con le altre persone.[...]

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paolo
Recensioni: 1/5

Non è una scrittice, ma l'apprezzo con il microfono, da ragazzetta spigliato. La scrittura, come dice qualunque critico, non c'è.

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Virgi
Recensioni: 3/5

Un libro che si legge facilmente, che cattura subito l'attenzione e fa spaziare la fantasia attraverso i percorsi nella mitologia, dove il protagonista cerca la soluzione di ciò che gli è accaduto. Certo una vicenda singolare, che incuriosisce.

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Voce della critica

«Una mattina, dopo sogni inquieti, Andrea Dileva si era svegliato nel suo letto, senza il cuore».

Risente di una certa familiarità con La metamorfosi (Die Verwandlung) di Kafka, l’incipit del nuovo romanzo di Chiara Valerio, Il cuore non si vede (160 pagine, 17,50 euro), pubblicato da Einaudi. Una fratellanza tra Gregor Samsa che «un mattino, al risveglio da sogni inquieti… si trovò trasformato in un enorme insetto», e Andrea Dileva, un moderno-uomo-mitico che una mattina si sveglia e scopre di non avere più il cuore.

Andrea è un professore di quarant’anni, cattedratico e di bell’aspetto, piacente, grande conoscitore di mitografia e greco: «una lingua morta che non può più morire». L’uomo, da sei anni, ha una relazione con Laura, avvocato e donna di carattere con la quale però non ha avuto e voluto figli: «Lui avrebbe preferito passare la vita con una donna fedele, io con un uomo felice»; e ha una relazione anche con Carla, che invece un figlio ce l’ha, Simone, e con la quale mantiene una relazione complice ma clandestina, da cinque anni. I loro rapporti squilibrati e in bilico sono intrecciati in un triangolo amoroso che persiste forse per una sorta di baratto emozionale, e oscilla tra «la gioia della condivisione e il terrore di restare soli». «Carla lo voleva fino a un certo punto e lui la voleva da un certo punto in poi. Dunque, non c’era possibilità per loro che avere altro che quel punto». Al centro del romanzo, il cuore: come organo vitale e immagine dell’amore; come metafora di sensibilità, e indice di passionalità e bramosia. Il cuore è, in ogni caso, un elemento all’apparenza invisibile. Come dice il titolo stesso, il cuore non si vede, tuttavia è il principale indiziato.

La scrittura del romanzo crea, fin da subito, una serie di effetti ottici che inducono il lettore a interrogarsi circa il protagonista, per esempio: Andrea Dileva, un uomo senza cuore che riesce a vivere in assenza di cuore, a mantenere vive due relazioni amorose, quelle con Carla e Laura, e ad essere il cattedratico appassionato e curioso, di mito e greco, nonostante ammanchi di quell’organo tanto caro ai poeti. Questioni tutte che, nell’immaginario collettivo, rimandiamo anatomicamente, metaforicamente e filosoficamente  “al cuore”. Cos’è quindi, verrebbe da chiedersi, questo cuore di cui è privo il protagonista? Andrea Dileva si sveglia senza cuore e nonostante quella sinistra sottrazione senza giusta causa (che renderà sinistro il protagonista stesso) la sua vita prosegue, perché è vivo.

La bizzarria dell’evento coinvolge, per un naturale effetto domino, tutti gli altri protagonisti del romanzo che, insieme ad Andrea, provano a venire a capo della questione, cercando una spiegazione scientifica, o quantomeno plausibile, al fenomeno. «Se non si muore quando muoiono le persone amate, allora si può sopravvivere anche senza cuore». Comincia quindi, un girotondo di supposizioni, riflessioni, analisi che però non sciolgono l’enigma. Andrea, rimasto solo nella risoluzione di quello strano fenomeno di acardia, si rifugia nei libri, capaci – a suo dire – di chiarire ogni umana questione. Scava tra i miti, dei quali per altro è grande conoscitore, alla ricerca di un qualche personaggio leggendario che soffra della medesima “patologia” (o stranezza). Ciò che però Andrea scopre è inverso rispetto a ciò che cerca, e cioè che i miti peccano di eccessi (Medea ha mille serpenti in testa, Idra di Lerna ha nove teste…) e non di sottrazioni, come nel suo caso. Il quesito dunque non si risolve, ma si aggrava ulteriormente. Andrea si rivolge ad Angelica, sua cara amica e medico, la quale però non riuscirà a trovare una spiegazione medica. Quindi? La questione diventa interessante.

Chiara Valerio pone il suo protagonista in un vicolo cieco: lui non ha il cuore ma è vivo, viene escluso quindi il nesso causale; non esiste nessuna divinità mitologica paragonabile a Dileva, e dunque viene scartata anche la saggezza mitologica; per la scienza non può un uomo vivere senza il cuore, quindi sottrae alla ricerca medica una spiegazione scientifica, valida ed eticamente accettabile. Andrea Dileva è solo. Tutto ruota intorno al cuore, che però sta dentro, non si vede e lui lo ha anche perso. Si potrebbe, a questo punto, solo gridare al miracolo. Ma Chiara Valerio non fa neppure questo: impedisce  a Dileva di ricevere perfino una qualsiasi, misera consolazione religiosa, seppur blanda. Nonostante ci siano molti riferimenti nel libro al mondo contadino, alle piccole realtà di provincia che lascerebbero intendere una vicinanza con i riti e le credenze religiose, perciò anche miracolose, i personaggi restano decisi a voler trovare una risoluzione pragmatica – scientifica, o addirittura mitologica e quindi pagana. La questione è, infatti, sostenuta in modo del tutto cerebrale: lui non ha il cuore, eppure vive. Punto. È un dato di fatto, tutto il resto è accademia.

Potrebbe emergere un’ulteriore riflessione, se volessimo scavare a fondo nelle grandi faccende cervellotiche cui la scrittrice sottopone i suoi lettori: Andrea non il cuore ma solo l’ombra, scrive Chiara Valerio; e se c’è un’ombra deve esserci per forza la materia. Del cuore? Di cosa? Dunque: Andrea Dileva non ha gli organi, oppure nessuno li vede? E se nessuno li vede, lui ha ugualmente gli organi? Se è vivo si suppone che lui abbia gli organi. Quindi? In medio stat virtus. Andrea gode di un’invisibilità segreta, intima e inquietante, tutta interiore. Il fenomeno non ha logica, letteratura scientifica di riferimento e neppure una teogonia mitologica da cui risalire. Cos’è Andrea? «Un fantasma, uno zombie, un non morto, un mezzo e mezzo come Peter Pan?». Andrea Dileva è l’uomo-mitico contemporaneo. L’uomo cavo che vive per osmosi e si aggrappa alle sue donne-stampella e ai desideri che queste nutrono per lui. È in dissolvenza, in astrazione e poco per volta, oltre al cuore perderà anche gli altri organi, pur restando in vita.

Al contrario del protagonista del capolavoro di Musil, L’uomo senza qualità che si sgretola, dentro e fuori, Andrea ne possiede molte di qualità e questa frantumazione interiore non causa sparizioni all’esteriorità del personaggio, tuttavia, in lui qualcosa cambia. Il cuore non si vede è un romanzo che, come direbbe il critico Francesco Orlando, inizia con un grande gesto di irrealismo: l’assenza di cuore. Il cuore non si vede di Chiara Valerio è un libro matrioska, un rebus febbrile che risente della capricciosità kafkiana. Un grande punto di domanda esistenziale. Un romanzo a scatole cinesi di portentoso valore, intelligente, complesso, fuori dagli schemi e scritto vertiginosamente bene. Chiara Valerio si conferma, ma non serve che sia io a dirlo, una penna ingegnosa, unica e cervelloticamente appassionante.

Margherita Ingoglia

 

 

 

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Conosci l'autore

Chiara Valerio

1978, Scauri

Chiara Valerio è scrittrice, traduttrice e collabora con programmi televisivi e radiofonici. È nata a Scauri (in provincia di Latina) nel 1978, ha conseguito un dottorato in matematica all'Università Federico II di Napoli. Ha scritto romanzi e racconti, tra cui: A complicare le cose (Robin 2007), La gioia piccola d'esser quasi salvi (nottetempo 2009), Spiaggia libera tutti (Laterza 2010). Ha tradotto Flush di Virginia Woolf (nottetempo 2012). Almanacco del giorno prima (2014) è il primo romanzo pubblicato per Einaudi. Per la stessa casa editrice pubblica Storia umana della matematica (2016). Del 2019 Il cuore non si vede (Einaudi), vincitore della 46.ma edizione del Premio Letterario Internazionale Mondello, sezione Opera Italiana e proposto per il Premio Strega...

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