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Alberto Stigliano, il capofamiglia di questa commedia del 1955 dove Eduardo De Filippo sviluppa il tema, a lui caro, delle conseguenze della guerra, dice nel primo atto: «Poi la guerra; poi la caduta del fascismo. Caduta che ci mise di fronte alla crudezza di una realtà spietata. Perché con il fascismo caddero illusioni, idoli e miti. E l’umanità, giovani e vecchi compresi, capí che gli incrollabili e i potenti si reggono in piedi fino a quando sono le nove e tutto va bene . E questo non è successo solo da noi, ma in tutto il mondo. Allora non crediamo piú a niente, ed ecco che si vive all’arrembaggio…alla giornata: minuto per minuto. Qua nun ce stanno denari che bastano. Si spende quello che guadagni nel mese in corso, quello del mese appresso, e quello che forse guadagnerai. Ed allora, noi ci troviamo di fronte a due specie di disordini: finanziario e morale».
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In teatro il testo è una cosa e la rappresentazione una cosa più molto altro. Questa non è di tutte la più celebrata delle commedie di De Filippo e però è la summa della sua poetica più peculiare. Il confronto con la modernità, la disgregazione della famiglia, l'inutilità della comunicazione. Il pallido finale di storia appone una pezza insufficiente a quanto deflagrato in precedenza, non si può dire che tutto si aggiusta, così come non tutto si aggiusta in "Natale in casa Cupiello" o in "Questi fantasmi" : si deve vivere e si trovano i silenzi necessari, le parafrasi opportune. La visione del presente e del futuro di De Filippo fu lucidamehte pessimista: avvertiva che la ricchezza della solidarietà si sarebbe perduta, e che la ricchezza di mezzi crescente ci avrebbe perduto: da laico, riconosceva lui pure il volto del padrone del mondo. Torno alla considerazione iniziale: per qualche fortunata circostanza, la Rai conserva le registrazioni delle rappresentazione di De Filippo fatte in TV fra gli anni cinquanta e sessanta e quella di "Mia Famiglia" avvalora il fatto che il teatro visto aggiunge profondità enorme al testo: qui la prova di Eduardo raggiunge una qualità straordinaria, soprattutto quando il suo personaggio smette di parlare. Ma tutto il cast (Orazio Orlando, Antonio Casagrande, Glauco Onorato..) è all' altezza. Credo che sia oggi facile reperirla e considerarla; io consiglio di guardarla.
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