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Prima edizione. Collana "Gli Struzzi", 300 - Brossura editoriale di viii-192 pagine. Qualche segno del tempo alla copertina, una firma in apertura, peraltro buona copia dall'interno fresco e godibile..
recensione di Kammerer, P., L'Indice 1985, n.10
A pagina 68 del suo libro "Sangue e suolo" Sebastiano Vassalli cerca di fare il punto della situazione alto-altesina-sudtirolese e scrive: "Che queste tre valli siano un pezzo d'Austria o di Germania è fuori discussione, così come è fuori discussione il fatto che sia stata una pazzia venirci, sessantacinque anni fa: ma la storia è un tessuto di pazzie. Il problema, ora, sono gli 'immigratl'... che nascono qui in Alto Adige ormai da due generazioni e che si esprimono prevalentemente in lingua italiana". Questi 123 mila italiani immigrati oggi vengono cacciati indietro, "centimetro dopo centimetro gli si toglie il terreno da sotto i piedi", mentre semplicemente "forse gli italiani vorrebbero vivere in Alto Adige come vivono in Australia, in America, in Germania", magari uniformandosi "all'ambiente fino a diventare invisibili" (pag. 88 e pag. 90). E non si tratta di italiani comuni. Viaggiando fra "gli italiani trasparenti" (sottotitolo del libro) l'autore scopre che "in questa terra di frontiera è nato forse quell'italiano unitario di cui favoleggiava il conte di Cavour e che altrove, purtroppo, non esiste": "sono in larga maggioranza gli italiani migliori che io conosco" pag. 91).
Naturalmente non fanno parte di questa comunità di "italiani migliori" i 279.718 cittadini "tedeschi" con passaporto italiano che popolano anche loro il Sudtirolo-Alto Adige, autoctoni e visibili con i loro Schürzen e Trackten. Forti del loro attaccamento alla propria terra e forti di diritti di autonomia conquistati in sessant'anni di resistenza, essi si mangiano ora "la pecora italiana" (pag. 172), una specie condannata alla estinzione, perché ridotta in dieci anni del 10,4%, mentre "il lupo tedesco" è cresciuto del 7,4%.
Tuttavia l'autore avverte nella nota introduttiva che egli rifiuta "la conta delle razze" e che il suo libro "non è scritto dalla parte dei tedeschi e nemmeno da quella degli italiani: è scritto dalla parte di chi non ha altra patria che il proprio lavoro...".
In questa confusione di razze, etnie, confini, lavoro, non-lavoro, patria, stato, nazione, padroni, servi ecc. che caratterizza la questione altoatesina-sudtirolese si muove non solo Vassalli, ma vive la maggior parte dei 123 mila "italiani" della provincia autonoma di Bolzano ai quali il Vassalli con il suo libro ha dato voce. Ne viene fuori l'inquietudine di una popolazione, che vive qui in parte già da due generazioni e si scopre d'un tratto nella condizione di immigrati, di intrusi, di non più protetti e garantiti da uno stato che voleva integrare questa terra di frontiera con l'immigrazione. Gli "italiani" portavano una nuova lingua, nuove leggi, nuovi modelli di vita, costruivano le industrie e rappresentavano lo stato rivendicando per sé l'impiego pubblico. Accanto alla città vecchia di Bolzano con i suoi artigiani e commercianti nasceva una nuova città, moderna, "italiana". In mezzo il monumento alla Vittoria, non cerniera, ma ferita, tenuta accuratamente aperta fino ad oggi sia dagli "italiani" sia dai "tedeschi". Quest'ultimi, di fronte all'immigrazione, si arroccavano nelle vallate, nei centri storici e nei settori tradizionali. Riassume un operaio italiano: "Gli operai qui sono soprattutto italiani. I tedeschi hanno il turismo, i1 commercio, l'artigianato, l'agricoltura. Hanno la terra e le case. Noi italiani avevamo il pubblico impiego, prima che ce lo togliessero con la proporzionale, e le fabbriche, prima che cominciassero a chiudere" (pag. 14).
La crisi del modello di sviluppo basato sull'espansione dell'industria e del pubblico impiego colpisce la popolazione concentrata in questi settori (economicamente, socialmente, con i suoi valori), mentre la rivalutazione dei settori tradizionali avvantaggia altri ceti e popolazioni. Ecco "gli italiani" in declino, i tedeschi" in ascesa. Ma c'è di più. La crisi profonda degli equilibri sociali, economici e culturali ha coinciso e coincide con un processo politico di trasferimento di nuovi poteri politici al gruppo linguistico tedesco (per lunghi decenni discriminato) che si trova quindi oggi in una posizione più forte del gruppo linguistico italiano per affrontare i processi complessi di trasformazione della società altoatesina-sudtirolese. Ed ecco che vengono fuori gli aspetti razziali del problema, quando n‚ "i tedeschi" n‚ "gli italiani" sono capaci di trovarsi in un progetto comune di convivenza e di sviluppo.
Risulta chiaramente dalle interviste effettuate da Vassalli il tetro decisionismo dei "tedeschi" nell'insistere sulla divisione della società altoatesina-sudtirolese ereditata dalla "colonizzazione italiana", divisione che garantisce al gruppo "tedesco" una sua sicurezza sociale e una sua identità culturale angusta ma sicura. E risulta l'opportunismo e la vigliaccheria dei rappresentanti politici "italiani" (contro la quale l'elettorato ha premiato "il coraggio" del Msi). Ma risulta anche, e questo mi pare sia uno dei dati più importanti e inquietanti dell'inchiesta svolta da Vassalli, la mancanza di qualsiasi strategia di convivenza da parte della popolazione "italiana", pur scontenta dei suoi rappresentanti politici e della loro subalternità ai disegni politici della Volkspartei. La maggioranza degli "italiani" e lo stesso Vassalli accettano il terreno, su l quale la Volkspartei ha condotto la sua lotta contro la temuta estinzione del gruppo etnico linguistico tedesco, gridando al lupo di fronte al pericolo di estinzione del gruppo etnico-linguistico italiano. È curioso notare che gli interlocutori "italiani" di Vassalli non vogliono rendersi conto del fatto che la "proporzionale" (che distribuisce i posti del pubblico impiego nonché alcuni servizi sociali in base alla consistenza numerica etnica, misurata dal voto politico) elimina una vecchia ingiustizia, mentre quelli "tedeschi" insistono nell'ignorare che la sua applicazione rigida e meccanica comporterà nuove ingiustizie.
Non credo a Vassalli quando afferma che la "storia è un tessuto di pazzie". Ma gli credo quando nota il fatto, che ciascuno nell'Alto Adige si piglia quel pezzo di storia e di verità che gli fa comodo. La follia altoatesina-sudtirolese nasce dalla mancanza di una storia comune di gente che vive sullo stesso territorio. Anche il libro di Vassalli non contribuisce a superare la lottizzazione della storia in quanto esprime solo e con efficacia l'ansia di sopraffazione del gruppo etnico italiano, il cinismo della classe politica altoatesina di ambedue le lingue, mentre rimane terra sconosciuta il mondo sociale e culturale della popolazione "tedesca". E poi Vassalli non ha capito che la vera minoranza nell'Alto Adige-Sudtirolo non è costituito n‚ dagli "italiani migliori", ne dai "tedeschi" terribili ma da chi cerca una strategia della convivenza.
L'Alto Adige è il paese in cui tutto è separato e tutto è doppio, in cui è stato attuato - con la connivenza dei governi di Roma - un sistema sofisticato di sostanziale apartheid, che emargina una minoranza di 120000 italiani in uno Stato che dovrebbe essere il loro, rendendoli come invisibili. Caso forse unico al mondo, una maggioranza, quella di lingua tedesca, si governa in quanto maggioranza e si tutela in quanto minoranza; si attribuisce tutti i privilegi del più forte e tutti i diritti del più debole.Il libro di Sebastiano Vassalli non rivela soltanto una realtà locale, anche se drammatica e gravida di pericoli, ma investe un problema di dimensioni europee, quello dei rapporti tra genti che parlano lingue diverse.Non è un libro di parte. Semmai, come spiega Vassalli, "è scritto dalla parte di chi non ha altra patria che il proprio lavoro e dopo aver contribuito in maniera determinante allo sviluppo e al benessere di una regione vuole diventarne cittadino a pieno titolo, perché non può più emigrare e nemmeno può accettare di continuare ad essere precario, di trasmettere ai figli la sua precarietà...In Sud Tirolo come in Australia; in Germania come in America".
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