Ci sono scrittori che vivono momenti di felicità assoluta e che poi si disperdono come meteore dalla durata luminosa tanto breve quanto intensa, bolidi si chiamano, destinati a solcare il cielo per meno di un secondo. Dall'appannata stella di Charles Bukowski arriva questa anomala raccolta di testi d'occasione, brevi articoli per riviste pornografiche, racconti erotici scritti in cinque minuti dopo aver vomitato litri di birra, lacerti di reading incompiuti a causa di sopraggiunte difficoltà, in genere crisi diarroiche o urgenze sessuali. Insomma, testi eterogenei per quanto ispirati da scopi strumentali, soldi facili grazie ai quali continuare a bere. Ed è proprio di questo che Hank Chelaski, come amava farsi chiamare, racconta. Di quanto poco sacrale sia la posizione dello scrittore, di quanto fingere di esserlo aiuti nella seduzione, di come scrivere sia operazione facile e difficile insieme, mai fine a se stessa. Ci sono momenti esilaranti e altri tragici come la totale insensatezza della violenza carnale, grande quantità di aneddoti e commenti geniali su colleghi scrittori (su Hemingway, su Céline dalle infanzie scorticate), note di costume sulla gratuità della fama. Ma soprattutto si trova la consapevolezza di appartenere a una categoria di marginali, di creature ossessionate da un narcisismo che neppure cinque orgasmi al giorno possono controllare, maschi dalla voracità bulimica, di sesso e di cibo, fragili al punto da vendersi per un tozzo di pane. Una consapevolezza che ha fatto il suo tempo, se pensiamo alla virginea anoressia della nuove generazioni di scrittori americani, intellettuali diffidenti che hanno lasciato "la strada" per entrare nelle recensioni delle loro lobbies. Camilla Valletti
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