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Un libro da leggere per 10 minuti ogni giorno se non si sa cosa fare, se non si vuole leggere qualcosa di più impegnativo e impegnato
Purtroppo questa storia mi è scivolata via senza lasciare quel qualcosa che cerco in ogni libro che leggo.
Libro carino, scorrevole e sostanzialmente portatore sano di ottimismo. Non è un libro impegnato ma è comunque una lettura piacevole.
Recensioni
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Finalista Premio Bancarella 2014
Chiara Gamberale, giovane scrittrice romana, ha avuto in questi anni una fulgida parabola ascendente. Partita come giovanissima speaker radiofonica e promettente esordiente con le case editrici più prestigiose, ha pubblicato nel 1999, Una vita sottile, (Marsilio) molto bene accolto dalla critica, il suo successo è stato poi consacrato con La zona cieca, (Bompiani) Premio selezione Campiello nel 2008 fino ad arrivare al successo con ben tre romanzi pubblicati con Mondadori, Le luci nelle case degli altri, L’amore quando c’era e Quattro etti d’amore, grazie. Poi all’improvviso quella che sembrava una strada in continua e progressiva ascesa, viene bruscamente interrotta.
Quello che è successo nella vita di Chiara Gamberale viene descritto con grande onestà e passione nelle pagine di questo suo nuovo romanzo. Una specie di autobiografia “parziale”, come lo ha definito l’autrice, in cui la protagonista, Chiara G., una scrittrice alle prese con il suo ultimo romanzo (che guarda caso si intitola “Quattro etti d’amore, grazie”) prova a ricostruire pezzo per pezzo la sua vita dopo l’abbandono di suo marito. Chiara e suo marito si sono conosciuti giovanissimi e innamorati subito. Hanno vissuto tutta la vita in simbiosi, a Vicarello, in un piccolo paese nella campagna alle porte di Roma, nella vecchia casa dei genitori di lei. Chiara, oltre a scrivere romanzi, cura una famosa rubrica per un settimanale, lui invece è un brillante avvocato. Non hanno figli, hanno le loro rassicuranti abitudini e odiano i cambiamenti. Tutto sembra procedere liscio, finché non decidono di trasferirsi a Roma, per essere più vicini al lavoro e per poter fare dei piccoli lavori di ristrutturazione della casa di Vicarello. È così che precipita tutto.
Il marito di Chiara decide di passare un periodo a Dublino e la lascia. Nel senso che durante la sua vacanza scopre la mitezza di Siobahn e la nobile arte di fare i pancake tipica di molte donne misteriose ed esotiche. Naturalmente Chiara precipita in uno stato di assoluta apatia e torpore, per di più il direttore della sua rivista sostituisce la sua rubrica con la posta del cuore di una concorrente del Grande Fratello. Dall’oggi al domani non c’è più Vicarello, né l’amore, né il lavoro. Chiara si trascina da una stanza all’altra, dal divano al letto, come se fosse imprigionata in una bolla asettica, come se la sua mente fosse stata messa sottovuoto. La forza di reagire, quando crolla tutto, non è semplice da trovare. Eppure la dottoressa T., con cui ha iniziato una terapia, le suggerisce un metodo interessante: ogni giorno, per un mese, per dieci minuti della sua giornata, dovrà fare qualcosa che non ha mai fatto prima. È un gioco, certo, ma va preso molto seriamente. Intanto perché non è semplice trovare ogni giorno una cosa nuova da fare, il gioco presuppone fantasia, coraggio e voglia di aprirsi al mondo, e poi perché uscire dai propri schemi mentali a volte è un’impresa impossibile. Un giorno è uno smalto di un colore improbabile, un altro giorno si tratta semplicemente di camminare all’indietro, un altro giorno si fa un ricamo e un altro ancora si pianta un seme. Dalle cose più banali si passa in fretta a quelle più difficili: stare dieci minuti seduti ad ascoltare i problemi di tua madre o decidersi una buona volta a imparare a guidare. Solo dieci minuti inediti nella propria vita per aprire gli orizzonti, conoscere il mondo, intraprendere nuovi percorsi. Dieci minuti in cui conoscere il fioraio, l’estetista, o Giuseppe, della libreria IBS di Roma in via Nazionale e passare con lui dieci minuti alla cassa. Dieci minuti per scoprire che la tua vita può cambiare, anche in meglio, nonostante la fine di una storia, nonostante la solitudine.
Un romanzo che ci consegna il cuore semplice di Chiara Gamberale. La scrittura si asciuga, la frase si leviga e si riduce al minimo, la trama è essenziale. Il racconto è una lenta e divertente scoperta di sé, un percorso a tappe che si dipana lungo il mese di dicembre 2012 e fino all’anno nuovo, in una sorta di diario o calendario dell’avvento, l’avvento di una nuova fase, giocosa, della vita.
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