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Interessante, anche se il personaggio di Leni Riefenstahl avrebbe meritato più spazio, poiché nel saggio non si fa praticamente menzione né delle sue relazioni amorose, né, soprattutto, del modo in cui riuscì a destreggiarsi alla fine della guerra.
n "Marlene e Leni-Seduzione, Cinema e Politica", Gian Enrico Rusconi compie un'analisi comparata su due miti del cinema tedesco, europeo e mondiale: Marlene Dietrich e Leni Riefenstahl. Le due donne erano tutte e due berlinesi, coetanee (la Dietrich nata nel 1901, Leni del 1902) e appartenenti allo stesso ambiente piccolo- borghese. Esse frequentarono dunque gli stessi habitat e le stesse amicizie , ma come due rette parallele non si incontrarono mai, o quasi. La copertina del volume documenta uno dei loro rari incontri , avvenuto durante una festa, prima del grande successo che le avrebbe ambedue premiate . Le due dive non si stimavano: Marlene chiamava Leni "la Nazista", mentre Leni "rispettava a distanza" la rivale, perché ella era adorata da Hitler , anche se il Fuhrer non sopportava che il regista Von Stenberg e Hollywood avessero trasformato la grande attrice, rappresentante della Germania nel mondo, in una "puttana". "Puttana" è anche la definizione che Marlene dà dei suoi personaggi, fatta a posteriori: essi non la rappresentavano epperò tramite l'interpretazione di donne avventuriere, sciantose e spie, la Dietrich conquistò il mondo, avido di trasgressione. Rusconi pare affascinato dalla personalità e dal talento della Riefenstahl, ma cerca in tutti i modi di castigare questa sua ammirazione denigrando la regista e incolpandola della sua adesione, formale o sostanziale, al nazionalsocialismo. Ideologia dalla quale Leni nel dopoguerra si distanziò, secondo Rusconi riscrivendo la propria biografia , al fine di edulcorarla. Leni incontò Hitler varie volte: egli la stimava come regista e - secondo la stessa Riefenstahl - la desiderava come donna. Ma troppo preso dai suoi impegni, mantenne con lei rapporti distaccati. La regista avrebbe , a suo dire, cercato di dissuadere il suo mentore riguardo posizioni politicamente troppo rigide, battendosi a favore dei deboli o addirittura degli ebrei. Ma Rusconi non le crede .
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