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Il paesaggio è un'avventura. Invito al piacere di viaggiare e di guardare - Raffaele Milani - copertina
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Il paesaggio è un'avventura. Invito al piacere di viaggiare e di guardare
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Il paesaggio è un'avventura. Invito al piacere di viaggiare e di guardare - Raffaele Milani - copertina
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Descrizione


Il paesaggio è insieme luogo della vista, della memoria e dell'affetto: ogni sguardo incontra un paesaggio, ma al contempo lo ricrea fino a idealizzarlo. Visione e sentimento si muovono insieme, creando una sorta di benefico cortocircuito fra bellezza ed emozione, fra immagini e affetti. Raffaele Dilani, docente di storia dell'Estetica all'Università di Bologna, ci accompagna alla scoperta e al piacere di "guardare" davvero, in un viaggio attraverso i secoli e attraverso i luoghi. Scandito in quattro tappe (I piaceri del turista illuminato; Il mito dello sportivo; Scenari di bellezze naturali; La contemplazione del paesaggio), questo libro insegna a riscoprire una contemplazione nuova e consapevole delle forme che chiamiamo mondo.
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Dettagli

2005
17 ottobre 2005
174 p., ill. , Brossura
9788807490422

Voce della critica

In piena continuità con i temi di una ricerca ormai avviata da più di un decennio (Il pittoresco uscì nel 1996 per Laterza mentre L'arte del paesaggio edito dal Mulino è del 2001) Raffaele Milani che insegna estetica all'Università di Bologna ha dedicato il suo ultimo lavoro all'estetica del paesaggio. Una scelta che secondo l'autore significa interrogarsi anzitutto sul problema dello sguardo. Memore dell'insegnamento di Georg Simmel (la cui Filosofia del paesaggio risale al 1913) prima ancora che di quello di Joachim Ritter fin dalle prime pagine Milani ricorda infatti ai suoi lettori che il paesaggio “ha bisogno di una certa percezione dei confini in quanto rilievo del soggetto” laddove la natura per converso si rivela concetto più complesso che può essere riferito tanto alla sfera dell'immanenza quanto a quella della trascendenza al di là dell'apparenza sensibile. Eppure – in ciò sembra consistere appunto la peculiarità della scelta che guida a propria volta il percorso di Milani – proprio nell'individuazione del paesaggio “la natura può trasferirsi come ideale che assorbe i dati dell'infinità e della compiutezza”.

Solo questa considerazione preliminare può del resto rendere ragione dell'ambiguità del termine in gioco. Al significato tecnico pittorico di paesaggio (che ricorda Milani giunge sino al vedutismo e all'impressionismo) si connette inscindibilmente anche la sua accezione legata alla “percezione estetica appartenente alla sensibilità” che coinvolge insieme il mondo dell'arte e quello della cultura. Ecco perché “ogni paesaggio è anche alla luce di un principio unificatore tutti i paesaggi” laddove cioè “dati ed emozioni confluiscono in un quid che si configura come totalità” “anima di un'infinita e magica concatenazione delle forme”.

Insomma: quando parliamo di “paesaggio” ci riferiamo necessariamente a un'immagine che siamo stati noi stessi in qualche modo a individuare e trascegliere attraverso il nostro sguardo in una circolarità che suggerisce l'intreccio indissolubile della relazione estetica fra natura e cultura. Insistendo su questa consapevolezza il volume di Milani si fa allora vera e propria guida al “piacere di guardare” ossia di guidare con emozione e intelligenza questo doppio movimento affinché i paesaggi che di volta in volta incontriamo diventino non soltanto registrazioni della percezione ma insieme luoghi della sensibilità e della memoria.

Il viaggio esemplare proposto da Milani in quattro capitoli I piaceri del turista illuminato Il mito dello sportivo Scenari di bellezze naturali e La contemplazione del paesaggio prima ancora che nello spazio è così un viaggio nel tempo (dall'antichità omerica e biblica agli scorci delle nostre periferie urbane) attraverso quelle denominazioni (natura terra cosmo) che precedettero storicamente la definizione propriamente estetica del paesaggio per cui esso non appare più invenzione tecnica e figurativa solo moderna successiva alla pittura del XV secolo ma acquista il significato di “espressione di forze” un tempo ritenute mitiche e soprannaturali. Per cui la proposta di un rinnovato interesse per la capacità di viaggiare e di guardare si costituisce anche come una consapevole ed esplicita sfida agli aspetti antiestetici e anestetici della tarda modernità: come quel “prodigio di una verità dello sguardo della mente del sentimento” che è prodotto della natura non meno che dell'umanità e della storia.


Gianluca Garelli

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