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Il monologo della stagione teatrale passata aggiornato con una quantità di note forse eccessiva (tale da rendere difficile la lettura), alcuni racconti inediti e alcuni dei post dal blog dell'autore. Anche se la prosa di Luttazzi dà il massimo in teatro e in televisione, rimane un libro divertente e intelligente, per palati fini e lettori consapevoli. A volte difficile da comprendere ad una prima lettura, è insieme un capolavoro stilistico di satira e giornalismo, che apre la mente con ironia e modestia ben nascosta.
Nulla di nuovo sotto il sole: chi segue Luttazzi ritroverà brani del censurato Decameron ed arragiamenti jazzistici di battute collaudate. Anche la teoria della "narrazione emotiva" non è certo inedita (leggere Marshall Mc Luhan o i francofortesi x approfondimenti). La parte più interessante, anche perchè onestamente corredata di bibliografia, è semmai quella sulle origini sincretiche della fabula cristiana: un utile vademecum contro gli integralismi postmoderni...
ALTAMENTE CONSIGLIATO (per menti libere) Luttazzi non è solo divertente. E' acuto. Non è solo un comico satirico, ma un cittadino attento e dotato di spirito critico, come dovremmo essere tutti. Il libro contiene punti di vista estremamente intelligenti che destano riflessioni e qualche grassa risata. E' conformtante vedere che in Italia c'è ancora qualche barlume di autonomia di pensiero, qualche voce fuori dalla cupa cortina del pensiero unico.
Recensioni
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È difficile definire Daniele Luttazzi: attore, musicista, giornalista, illustratore. Certamente è un comico, feroce e insolito, capace di spaziare dall'umorismo più surreale alla satira grottesca. Dopo i successi ottenuti con le sue trasmissioni televisive Barracuda e Satyricon, con i libri umoristici Sesso con Luttazzi e Bollito misto con mostarda, eccolo tornare nelle librerie con questa Guerra civile fredda, un libro di satira politica sull'«esito del progetto organico, reazionario, fatto di disuguaglianze e gerarchie, in atto da un ventennio nel nostro Paese».
Luttazzi in queste pagine esprime una tesi molto chiara: in Italia siamo ormai giunti all'egemonia berlusconiana. Berlusconi in questo momento controlla tutto. Come ci sarebbe arrivato, secondo il comico romagnolo? Prima ha edificato un impero mediatico, con tutti gli affari sospetti che sono anche oggetto delle cronache giudiziarie e, in seguito, avrebbe fatto propaganda per se stesso con sofisticate tecniche di marketing politico importate dall'America. Negli Stati Uniti, infatti, gli strateghi politici della destra repubblicana hanno scoperto che l'elettorato non vota in modo razionale, ma in base a suggestioni emotive. Il programma elettorale quindi diventa secondario, se non sai come raccontarlo. Vinci le elezioni (è questo il trucco prodigioso) se lo sai raccontare come una storia che crei con l'elettore un legame emotivo. Legato emotivamente, l'elettore sospende la sua capacità critica. E magari finisce per votare Berlusconi anche se a conti fatti non gli conviene. Ecco come Luttazzi spiega il fenomeno dell'operaio che vota per Berlusconi.
Il libro è un profluvio di esempi e di battute, di come la tecnica pubblicitaria del nostro premier riesca sempre a rubare la scena ai leader internazionali e dell'opposizione, e a ottenere i titoli delle prime pagine sui giornali italiani e stranieri. Luttazzi non gli risparmia i colpi bassi, ad esempio lo riprende per l'atteggiamento tenuto a l'Aquila dove, secondo l'autore, Berlusconi avrebbe raggiunto il nadir col terremoto: «Va ai funerali. Si scapicolla verso i parenti delle vittime. Piangeva più di loro. C'era gente che aveva perso i figli che lo consolava».
La satira di Luttazzi nella seconda parte del libro prende di mira anche i politici di centro e di sinistra, quelli del Partito Democratico, Prodi, Di Pietro, Mastella e tutti gli onorevoli che il comico definisce gli «Zombies di Montecitorio». A proposito dell'ex premier di centro sinistra, Luttazzi scrive che «Prodi ha saputo opporre alla fabula berlusconiana una storia originale. Nella storia di Prodi, il protagonista non era lui, ma un gruppo: prima l'Ulivo poi l'Unione». Ma nelle storie che parlano di un gruppo, ad esempio Il grande freddo, oppure Salvate il soldato Ryan, c'è in gioco un grande elemento emotivo: il gruppo sopravviverà agli eventi che lo minacciano, o si sfalderà? Questo genere di storie è molto avvincente, anche se finisce di solito con il gruppo che si sfalda. E infatti scrive Luttazzi - «Mastella se ne andò, fine del gruppo, fine del film».
In questo libro non mancano le stilettate contro il Ggm, il «Giornalismo geneticamente modificato», ovvero quello servile nei confronti del potere e incapace di fare inchieste serie e scomode.
Un Luttazzi dunque a tutto campo, più scatenato e sferzante del solito, che regala ai suoi fan un altro tassello della sua originalissima verve comica e delle sue battute grottesche e surreali.
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