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Descrizione


"Per una volta, ladies and gentlemen, non allacciatevi le cinture. Don't fasten your seat belts. Si parte in treno, la Cenerentola dei trasporti. Si fa l'Italia in seconda classe, per linee dimenticate. Buttate dunque a mare duty free, gate, flight, hostess e check-in. Lasciate le salette business a parlamentari e commendatur. Questo è un viaggio hard, fatto di scambi, pulegge, turbocompressori e carbone. E noi lo faremo, anche a costo di farci sbattere da una squinternata vagona baldracca, un glorioso rudere che cigola e scoreggia sulla rete di ferro, in attesa di rottamazione. "In tasca, un'idea corsara. Percorrere 7480 chilometri, come la Transiberiana dagli Urali a Viadivostok. Una distanza leggendaria, un gomitolo lungo come l'Asia da srotolare dentro la Penisola. Non sappiamo ancora dove andremo e in quanto tempo consumeremo questo buono chilometrico che nessun biglietto può contenere. Sappiamo solo che il nostro è un conto alla rovescia che ci obbligherà a scendere al chilometro zero. Il treno, non l'aereo, ha fatto l'Italia. Un piccolo treno come questo che arranca tra praterie e fichi d'India. Siamo in ballo. Il viaggio comincia." (Paolo Rumiz). Con i disegni di Altan e una premessa del misterioso 740.
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Dettagli

2009
27 marzo 2009
141 p., ill. , Brossura
9788807711022

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edopino
Recensioni: 5/5

Un libro che imprime su carta i pensieri che avevo fin da piccolo ogni volta che, semplicemente, mi limitavo ad osservare la vita pendolare in un'Italia di cui non capivo veramente i problemi. È un libro scritto per tutti ma capace di toccare le corde di pochi. Un libro che si ostina a cercare la poesia lungo le crepe dei caselli, l'abbandono delle stazioni, la solitudine delle strade ferrate secondarie che hanno fatto la storia di questo paese, la storia con la S minuscola, la storia come semplice cronaca di infinite biografie.

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Manuela
Recensioni: 5/5

Godibilissimo, scritto bene e fa venir voglia di viaggiare sulle ferrovie minori, prima che scompaiano, a contatto con parti meno note del nostro paese. Senza retorica, parti bellissime. Oltretutto, un libro in cui si sente la conoscenza di quello che c'è dietro: la fatica e l'impegno dei ferrovieri, la distanza della Politica dal paese reale, i chilometri che la gente percorre per incontrare la propria famiglia lontana o per andare al lavoro. Apparentemente semplice, in realtà è una miniera. Da leggere.

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PDM
Recensioni: 4/5

Racconto a tratti curioso, a tratti struggente, non cade mai nel banale, ma anzi descrive con passione "triestina" l'infinito intercalare e procedere dell'onusta rete ferroviaria italiana. Profetico nel descrivere lo stato di abbandono del nostro sistema ferroviario come alter ego del sistema politico, la narrazione non cade mai nella dietrologia o nello sproloquio politico, è assolutamente priva di iattanza, ma espone realtà oggettive che oggi (siamo nel 2010) appaiono ormai consolidate nella cronaca. L'autore sceglie la tecnica anglosassone della narrazione a due voci creando un contraddittorio che è il vero sale di questa raccolta di racconti. Consiglio il testo ai nostalgici del'Italia democratica e post bellica che fu, oggi voce di assoluta minoranza in un contesto politico e sociale di totale decadenza morale.

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La recensione di IBS

L'Italia in seconda classe è il nuovo racconto di viaggio di Paolo Rumiz, una canzone innamorata del nostro Paese narrato dalle carrozze di seconda, insieme a un misterioso compagno di viaggio, "740", dal nome della Sette e quaranta, l'archetipo della vaporiera italiana. Solo a metà tragitto scopriremo l'identità di questo famoso alter ego dello scrittore triestino. I due partono da Olbia, in Sardegna, uno scossone e la locomotiva 668 fa tu-tun in mezzo a lecci, lentischi e rocce emergenti; lo scompartimento si riempie di profumo di mirto, niente aria condizionata, niente treni che somigliano ad aerei. La motrice del trenino per Sassari balla come una tarantola e tra cactus e cicale si entra in una valle ostica e infuocata che sembra di essere in Afghanistan, a Kabul, più che in Sardegna. Da Arbatax vanno a Cagliari, poi col traghetto si spostano in Sicilia dove, tra stazioni fantasma e frenate sotto le stelle, percorrono i chilometri da Aragona ad Agrigento a Catania, ammaliati da una bellezza che ti frega, fatta di limoni e di un mare greco, ventoso, zincato che ti abbacina nel controluce del matttino.
Il viaggio a zig zag nella pancia dell'Italia prosegue in Calabria, sul treno da Catanzaro a Cosenza via Soveria Mannelli; è una motrice che si inerpica sulle montagne, gira nei valloni e che "profuma di femmina" perché è abitata da sole donne, a parte il capotreno e il conducente. Lasciata la littorina della Sila, la "ferrocronaca" estiva di Rumiz prosegue in Campania, verso il Tirreno color rame: da Salerno a Napoli, il treno passa tra gallerie e stratificazioni di terrazze, case e balconi «'n coppa 'o mare» e lì l'intasamento è pazzesco. Da mare a mare, i due viaggiatori optano per la terra di mezzo, tagliano l'Abruzzo ad Avezzano e risalgono lo stivale da San Vito Marina, L'Aquila, Foligno. Sono sulla costa di D'Annunzio ma non c'è niente che ricordi l'Italia, anzi, è come se dall'altra sponda filtrasse una trasandatezza balcanica. Il grido è sempre lo stesso: privatizzare, spezzare le reni alla ferrovia litoranea, c'è lo Stato che mette i suoi servizi in svendita e la patria che diventa un'azienda. Dopo Ortona e Chieti le nostre guide sono costrette a prendere un Eurostar, venendo meno al loro giuramento di inizio viaggio, e «quel maledetto treno a forma di supposta, con il culo uguale al muso, che non sai mai da che parte voglia andare» li porta a Firenze in un attimo. Per fuggire dal bla-bla dei telefonini diretti a velocità folle su Milano non resta che una fuga sulla più bella linea ferroviara dell'Appennino, la Faentina, e un'altra sulla così detta Signorina a Vapore, la Firenze-Siena-Monte Amiata, che va in mezzo ai campanili lontani della val d'Elsa e alle Crete Senesi.
La migrazione prosegue a nord, nelle terre dell'Emilia e lungo la riviera ligure, risale sul Po sempre con treni dell'altro mondo e finisce nelle terre dell'autore, quelle asburgiche del Friuli. I nostri viaggiatori raccontano l'ultima impresa: circumnavigare i tre confini a oriente delle Alpi. Italia, Austria, Slovenia e poi di nuovo Italia. E a Gorizia si chiude, lì è il capolinea dei loro sogni e di un viaggio che ha ridisegnato l'Italia.

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Conosci l'autore

Paolo Rumiz

1947, Trieste

Paolo Rumiz è scrittore e giornalista triestino, inviato speciale del «Piccolo» di Trieste ed editorialista de «La Repubblica». Esperto del tema delle Heimat e delle identità in Italia e in Europa, dal 1986 segue gli eventi dell’area balcanico-danubiana. Nel 2001 invece segue, prima da Islamabad e poi da Kabul, l'attacco statunitense all'Afghanistan. Vince il premio Hemingway nel 1993 per i suoi servizi dalla Bosnia e il premio Max David nel 1994 come migliore inviato italiano dell’anno. Ha pubblicato, tra l’altro, Danubio. Storie di una nuova Europa (1990), Vento di terra (1994), Maschere per un massacro (1996), La linea dei mirtilli (1993), La secessione leggera (2001), È Oriente (2003), Gerusalemme perduta (2005), La leggenda...

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