Bassotuba non c'è

Linguaggio furbetto, tipo flusso di coscienza volutamente (si spera...) sgrammaticato, che strizza l'occhio al lettore poco esigente.

Io sono quello che non ce la faccio. Non conoscevo Nori, per nulla. Poi un giorno, speluzzicando in libreria sollevo questo libro e leggo l'incipit. Non ho più smesso di leggere Nori. Un libro surreale, trasognato, sgangherato nel linguaggio, ma esatto nelle emozioni. Nori e i suoi soliloqui sono lo specchio della confusione dei pensieri, dello struggimento di certe vite che si lasciano scivolare via senza che accada mai nulla, della malinconia di essere ancora quello che sei invece di essere poi diventato quello che vorresti. E poi a me mi fa ridere, Nori, ma perecchio. E se uno mi fa ridere, per me è bravo.

Lo scrittore non c'è. Parafrasando il titolo di questo verbosissimo romanzo si potrebbe far notare l'assenza della letteratura. Sono pensieri buttati lì quasi per caso, e non sarebbe male se non fosse che tutto ha un'aria di falso, come se si trattasse di un'operazione studiata a tavolino.