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Altro che Harry Potter, essere un mago Baol è tutta un'altra!!! Uno dei libri più geniali e divertenti che abbia letto.
si tratta di un genere di scrittura veramente particolare, a tratti difficile da seguire. la trama è un po' fantastica. credo che per gli amanti del genere, meriti il massimo dei voti. purtroppo non è il genere di lettura che preferisco, quindi metto un voto medio.
questo mix fra magia, poesia e divertimento ti porta in un sogno, con quella sottile musica di malinconia in sottofondo. Un grande libro da un grande Scrittore.Cuor da cuore...
Recensioni
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recensione di Genta, L., L'Indice 1990, n.10
(recensione pubblicata per l'edizione del 1990)
"Chi saranno i microstorici d'Italia? Magari i satirici, i parodisti, gli imitatori, i vignettisti, i beffardi, i comici". Questa domanda-risposta di Lietta Tornabuoni, su "La Stampa", trova conferma nell'ultimo romanzo di Stefano Benni. "Baol" racconta un futuro così prossimo, giugno 1991, da essere già presente, in un paese tanto immaginario quanto neorealista. Un paesaggio metropolitano sordido, tetro: omicidi e stragi, intrighi e logge, nubi di gas e silos di droga, grovigli d'auto e eserciti di topi. Un impasto di generi intinti nello humour nero: una fiaba notturna alla Angela Carter e una detective story marlowiana, un fumetto alla Pazienza e un cartone animato alla Roger Rablbit, con le scenografie di "Blade Runner" e il ritmo circense di "Brazil".
Bedrosian Melchiade Baol, voce narrante e simpatetico alter ego dell'autore, è un mago buono e triste, avrebbe solo voglia di divertirsi, se i tempi lo consentissero. Con l'aria che tira, se ne sta in disparte al bar Apocalypso, trinca fernet e fiuta il pericolo come una tartaruga: "tàppati al chiuso e non venir più fuori". Ma la vita "è come l'anticamera di un dentista: c'è sempre uno che sta peggio di te". Ed eccolo coinvolto in una missione segreta, per salvare l'onore di Grapatax, il principe dei comici: il Gran Gerarca vorrebbe trasformarlo in un buffone di corte, diffondendo un filmato, naturalmente falso. Bisogna in fretta penetrare nell'Archivio Zero, dove sono custoditi i nastri della Verità.
"La verità, solo un po' di verità per un povero vecchio": è l'odio per la Menzogna fatta Regime e stanare Baol. Ma forse il nostro mago non entrerebbe in azione se non intuisse che per lui può iniziare un altro viaggio, alla ricerca della sua Alice, l'amata perduta (c'è sempre di mezzo una donna), e alla scoperta di se stesso: come uno yedi di "Guerre stellari", come un guerriero di "Highlander". Così, con tre nani, una pornodiva, un ex campione mondiale di catch...
Andare oltre sarebbe far torto al lettore. E poi, come in tante inchieste chandleriane, il plot è solo un canovaccio, qui si aggroviglia, là si sfilaccia. Benni d'altra parte non si è mai definito un romanziere. Gli è più congeniale la misura del racconto. Ed è un vero mago del corsivo: funambolo dell'aggettivo, fromboliere del neologismo, equilibrista del gioco di parole, tra lazzi e sberleffi, la goliardia e il ghigno amaro, l'ironia più ilare e la satira più cruda.
È un Linneo implacabile, davanti alla fauna variopinta del Regime. Per nostro divertimento (e istruzione) grazie a Baol, ci sarà facile classificare gerarchetti clarkopodi, clarette tigraffierei, tombolotte fardate, i socialoschi, gli Addetti ai Livori e quelli della Liga Artica ("più a nord di noi non c'è nessuno").
Fin qui ritroviamo il Benni furioso del "manifesto" e dell'"Espresso". Ma quando Baol s'inabissa nell'Archivio Zero, nell'Inferno del Regime, la satira politica diventa denuncia etica, ci coinvolge direttamente. Forse ci siamo anche noi tra il Pubblico Adorante, che segue con passione Pentiti, programma di confessioni in diretta o gioca al concorso "Chi l'ha abbattuto" a proposito di un aereo caduto in circostanze, come si dice, misteriose. Certo siamo noi le vittime, consapevoli o no, dei "compositori di realtà", i fabbricanti di menzogna, i signori che in sala regia manipolano i fatti, con tagli e omissis, incastri e sovrapposizioni. Chi se ne accorge più? Chi saprà mai come sono andate "le cose"? Conta solo quel che ci fanno apparire. L'importante è la Chiacchiera, ben venga la Furiosa Polemica, basta non porsi troppi interrogativi. Si son mangiati anche la satira, la vendono al Supermercato del Riso. Benni moralista? "I maghi non sono moralisti - risponde Baol - però sanno dov'è il trucco".
Nel suo romanzo del 1985, "Comici spaventati guerrieri", Benni diceva: "Successo, successo, successo. Ecco, non succede più niente, è tutto successo". Ma poi aggiungeva: "Nostro compito è impedire che ci rubino le parole e magari nutrire le nuove". Ora per Baol va ancora peggio: corruzione, cinismo, festosa indifferenza. Benni è diventato più aspro e irruento, e nel contempo più malinconico. E Baol resta solo nel suo bar, ultimo tavolo a sinistra in fondo. Aspetta là. Alla fine, bere fernet e far due chiacchiere con un mago può sembrare un po' poco, una chiusa rinunciataria. Ma solo se si dimentica che i maghi, anche quando sono solo un sogno, fanno vivere l'"altrove", l'utopia. A parlarci contemporaneamente di realtà e utopia a diffondere il "virus dell'indignazione" son rimasti davvero in pochi. Cantautori come De André, comici come Benni. Chi non festeggia "la domenica delle salme", chi non ama lo spirito del tempo, "l'aria di set di spot di brut", spera che il virus "attacchi".
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