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Entrato in libreria per acquistare un'opera di Terzani,ne sono uscito con un libro di CB tra le mani.Nei minuti trascorsi tra gli scaffali,dedalo di tentazioni letterarie,la piu' energica attrazione si e' rivelata essere quella dell'americano,un po'Céline un po'Vasco Rossi. Pessimo esempio nelle abitudini di vita,CB e' stato ed e' un rapace collezionista di consensi nel nostro Paese. Nel libro, diario di viaggio verso la Germania passando per il territorio francese, trova piena espressione la sua peculiare interpretazione della civilta'-e dei suoi umani rappresentanti-estraendone aspetti che non sopravviverebbero piu' di alcuni secondi al setaccio della memoria di ciascuno di noi. Come uno sguardo, un fugace atteggiamento altrui che diventano ai suoi occhi rivelazione di una profilo umano definito, l' identificazione di un vissuto viceversa celato invece all'osservazione frettolosa di noi comuni mortali. Singolare quindi la chiave del suo successo, quasi metafisico;lui stesso esterno' di non interessarsi ad alcuno dei topics tradizionalmente amati dal largo pubblico quali basket, film, musei o musica rock.Lui e' Dominus nella narrazione,ma lo e'di cio'che rimane fuori dalla lista suddetta:se lo vuoi leggere ti raccontera' di un cane randagio sulla via,della vita in fabbrica,di cio'che significa la vita entro le quattro mura di una camera del manicomio etc.Tutto cio' e' materia di outing dell'Autore quasi una giustificazione dell'abilita'con cui e'riuscito a sedurre pletore di individui tentandoli con la bandiera dell'anticonformismo,lasciando in me il sospetto di voler far passare i suoi vizi privati come pubbliche virtu'.La percezione che si puo'avere e' quella che Bukowski cercasse una realizzazione conseguita con il recupero della vita nella sua dimensione piu'autentica,libera da gabbie mentali. Un invito a chiudere l'ombrello delle costrizioni imposteci dalla societa',lasciandosi travolgere dalla pioggia di emozioni che i sensi sono capaci di regalarci.
"Pareva autentico. Ma tante cose paiono autentiche, come le lapidi." Ho trovato un Bukowski diverso qui. C'è si la voglia di tornare nella sua East Hollywood, ai suoi cavalli, alla sua macchina da scrivere. Eppure c'è anche un non so cosa di più profondo. Una voglia di cambiamento. Un senso di non appartenenza mai visto finora. Il tornado bianco Henry Chinaski. "Eravamo di nuovo in America e il tassametro ticchettava e tutto quello che avevo da fare era scrivere ancora una volta."
Non che mi aspettassi chissà quali miracoli, ormai nonostante l'incontro con lo zio, il ritorno al luogo di nascita. L'unico desiderio dell'autore è tornare tra le sue corse, le sue bevute. Anche se ormai l'epica ha lasciato il posto alla prosa. Meglio le informi, ed informali poesie. Scritte di fretta, tanto sono buone per un pubblico adorante. Gli anni ruggenti sono alle spalle, l'autore si gode il successo europeo, negli USA manco lo.....
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