Le diaboliche

bel libro e tradotto molto bene e molto interessante

Le diaboliche lette dopo aver divorato alcuni libri di Balzac permettono ancor meglio di capire la grandezza di quest'ultimo. Non che Barbey d'Aurevilly non sia un buon scrittore, tutt'altro, ma la differenza di complessità, di capacità di analisi tra i due è abissale e credo si possa intendere più di quanto oggi di esso si dice. Questi racconti sono lontanissimi da noi, addirittura secenteschi nel gusto di sorprendere il lettore con la "meraviglia", lo scioglimento del mistero preparato con lunghe divagazioni, descrizioni, ritratti e conversazioni. E il Seicento è il secolo forse più distante dal sentire contemporaneo. Tuttavia le "meraviglie" per noi apparecchiate sono gustosissime nella loro mostruosità, e tutti i tortuosi preamboli che ne precedono la manifestazione, strettamente funzionali alla narrazione, servono a trasportarci dolcemente e ipnoticamente in un altro mondo, grazie anche a una scrittura piena, opulenta, ma non pesante. Per certi versi inferiore alla "Stregata" - meno compatto e preciso - l'ho apprezzato di più per le atmosfere morbose e per gli impareggiabili ritratti dei personaggi, icone di un mondo che fu.