Il mastino dei Baskerville

È il primo libro di Sherlock Holmes che leggo e mi ricorda una versione un po’ più asciutta della Christie, comunque il genere mi piace sempre tanto :)

Tra fili spezzati, estratti del diario di Watson, vittime nella brughiera e maledizione dei Baskerville si gettano le reti per un'analisi retrospettiva prevedibile. Si applicano le consueti leggi dell'osservazione meticolosa, della deduzione razionale. L'opera di Doyle è "canonica", "iconografica". Humour inglese cronico. C'è poco o nulla di anomalo. È, oserei dire, monocorde nella parte conclusiva: ordinarie le coincidenze, le ipotesi, le attinenze. La tecnica del romanzo epistolare non accresce il valore del "libretto", altrettanto dicasi per gli enigmi introduttivi. I misteri e gli intrighi vengono smantellati, come da copione. Una sottile sfumatura di letteratura gotica permea "Il mastino dei Baskerville", ma gli effetti speciali si fermano all'elencazione delle fattezze del lugubre castello e delle figure sinistre che lo animano. Valutazione generale 2**: perché leggibile, ma clamorosamente commerciale.

Il mio primo approccio a Conan Doyle è stato sorprendente e deludente allo stesso tempo. Sorprendente per tutta la prima parte del libro, con le accattivanti descrizioni della personalità originale di Holmes, della brughiera a tinte gotiche e dei suoi strambi abitanti. Deludente per il finale, che non vibra di suspance nè di mistero e non mi ha assolutamente tenuta incollata alla pagina. Un bel classicone che dimostra i suoi anni, ma godibile e gradevole, soprattutto per il mitico protagonista e la sua cristallina logica investigativa.