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Tempi difficili - Charles Dickens - copertina
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Tempi difficili

Descrizione


Inventore del romanzo sociale, Dickens vi ha fuso e sviluppato le due tradizioni della narrativa inglese: la tradizione picaresca di Defoe e Fielding e quella sentimentale di Sterne e Richardson. "Tempi difficili" è il romanzo in cui più compiutamente trova espressione l'avversione dell'autore all'ideologia utilitaristica, inevitabile conseguenza del processo di industrializzazione che caratterizza l'Inghilterra di quegli anni. Ma più che indagare le cause, Dickens rappresenta gli effetti sociali che lo sfruttamento produce: la falsificazione dei rapporti umani. Il popolo misero, per elevarsi alla condizione della borghesia, ne assume le caratteristiche di ipocrisia e di durezza.
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Dettagli

20
2008
Tascabile
XXII-308 p., Brossura
9788811361985

Valutazioni e recensioni

4,43/5
Recensioni: 4/5
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mary
Recensioni: 4/5

Una delle mie affermazioni più frequenti è che i classici non si smentiscono mai, ed aggiungo: soprattutto quelli inglesi. E' stato scritto tempo fa, ma è di un'attualità disarmante. Ora che viviamo ugualmente in 'tempi difficili' per motivazioni che hanno origine ai tempi di pubblicazione di questo piccolo gioiello, assistiamo a dinamiche interpersonali che sono praticamente identiche ad allora. Relazione fra individui che si costruiscono e si autodemolscono alla luce di un sole fumoso che fa capolinea fra le ciminiere di Coketown e che illuminano .....il nulla, ma rumoroso. Gli unici punti di contatto fra le due (o tre) classi sociali esistenti si ha solo quando l'una si scopre senza sentimenti e guarda con curiosità quelli che ne animano l'altra: ma quando se ne accorge è ormai tardi per rimediare. Forse non è da ritenere il miglior romanzo di Dickens, ma consiglio di leggerlo a tutti, soprattutto a chi pensa che i tempi difficili in cui stiamo vivendo siano unici nella loro 'bruttezza' e si interrogano da dove traggano origine.

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luigi
Recensioni: 5/5

Un capolavoro. Scritto nel 1854 in piena seconda rivoluzione industriale, il libro tuona contro "la scuola dei fatti", ovvero contro quei maestri che vogliono ridurre i loro allievi a meri numeri privandoli del potere dell'immaginazione e inquadrandoli come operai di una fabbrica; l'autore critica appunto le fabbriche ree di alienare l'uomo e distruggere la campagna inglese: la sua descrizione della città di Coketown (città del carbone) e del paesaggio annerito dai fumi delle ciminiere ha fatto storia nella letteratura inglese e non. La reprimenda dell'autore non si ferma ai soli luoghi, ma investe la nascente società industriale: i nobili (sfruttatori) in primis, i (falsi) sindacalisti subito dopo. Su questo sfondo storico si innesta la storia di un padre-padrone "eminentemente pratico" che trasforma i suoi alunni e figli in automi senz'anima, proibendo loro di usare la fantasia e costringendoli ad utilizzare solo e soltanto "i fatti". Ovviamente i figli, cresciuti in siffato modo, si ritroveranno prigionieri del loro medesimo sistema educativo, riducendo la realtà circostante a numeri e percentuali. In pratica Dickens cerca di difendere le vittime del sistema (gli operai ndr) destinate ad essere stritolate dal ritmo monotono e alienante della fabbrica che si ripresenterà poi, anche (e soprattutto) nella vita sociale che dovrebbe essere vissuta, secondo l'autore, inseguendo la felicità: in pratica Dickens invita a "vivere piuttosto che sopravvivere". Il tutto condito dal suo sapiente e accattivante modo di scrivere, con un periodare fluido dominato dall'ipotassi (diverse proposizioni secondarie dipendenti da una principale) intervallato da lunghi incisi. Uno spettacolo i cognomi dei protagonisti che riflettono il carattere della persona: il sig. Gradgrind tradotto suonerebbe "dr. solitolavoro"; il sig. Bounderby, nobile di origini plebee "Corsa legata", Blackpool "Pozzonero", Harthouse "Casadicuori", infine il maestro Choakumchild "Soffoca-bambini".

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net10biblio.iobloggo.com
Recensioni: 3/5

Non ho avuto difficoltà a portarlo a termine: ho trovato bellissime le descrizioni, soprattutto quelle che caratterizzano i personaggi e quelle relative all'ambiente industriale della città immaginaria dove è collocata la storia; le tematiche sono sicuramente interessanti (quali l'educazione e l'industrializzazione). Personalmente non sono rimasta entusiasta dal "mio primo romanzo dickensiano". Forse avrei dovuto iniziare con "Oliver Twist"? Il dubbio mi è rimasto a distanza di tempo

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Charles Dickens

1812, Portsmouth

Charles John Huffam Dickens è stato uno scrittore, giornalista e reporter di viaggio britannico. Nacque a Portsmouth nel 1812 ma si trasferì ben presto a Londra dove visse fino alla sua morte, nel 1870. I nonni paterni erano stati domestici presso famiglie della nobiltà; il nonno materno, colpevole di appropriazione indebita, s’era sottratto all’arresto con la fuga. Nel 1824 il padre, un modesto impiegato con gusti e abitudini superiori alle sue possibilità, fu rinchiuso per debiti nelle carceri londinesi di Marshalsea e il piccolo Charles, interrotti gli studi, venne messo a lavorare per sei mesi in una fabbrica di lucido per scarpe. Questa precoce esperienza di miseria, umiliazione e abbandono (anche dopo la scarcerazione del padre, la madre aveva...

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