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Anno edizione: 2006
Anno edizione: 2011
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Vendere l'anima a qualcosa di trascendente è un'altra storia; Raphael non sa esattamente che conto dovrà pagare per il talismano che riceve al colmo della sua disperazione, e per altro è un positivista, in fondo non crede che la pelle di zigrino abbia i poteri che il vecchio che gliela offre decanta. La disperazione che lo stava spingendo sul fondo della Senna gli fa accettare il talismano con lo scetticismo di chi si crede ben oltre, la presunzione di chi dispera: si potrà mai precipitare più in basso di così ? Del resto, a ben guardare, è vita per vita: dal suicidio nella melma fredda e fetida della Senna alla morte ai piedi di desideri realizzati, che differenza c'è ? Quale è il prezzo che si paga ? La certezza della morte, sempre saputa ma veramente mai creduta, è la luce diversa, pascalianamente. La pelle di zigrino è un talismano che conferisce un potere nell' acquisto del quale non vi è in gioco nulla che non sia di questo mondo; nella transazione non perdi e non guadagni nulla che non sia mondo. Allora cos'è che afferra Raphael alla gola nella sua disperata agonia ? Viene da dire: paga quello che dobbiamo pagare tutti, il congedo da una scena sulla quale avevamo una parte diversa dal misero balbettare della nostra recita, tale e quale alla fine del tolstojano Ivan Iljic. Balzac è straordinario nel rappresentare il back stage della vita scintillante del mondo che conta: il tanfo sudato del risveglio dall' orgia a pomeriggio inoltrato, le rughe che trapelano dalle impalcature di belletto sfatte, le acconciature crollate, la nausea, il nulla da ricordare. Aggirarsi per questo carnevale finito è come guardare la cosa che non c'è: poi si ricomincia: ci si cambia, profuma, incipria, pettina e via daccapo. Balzac è grande anche perchè lui non si tira fuori da questa melma, pur raccontandola nella luce della verità.
Seppure "La pelle di zigrino" di Balzac abbia ispirato numerose opere di fantasia, a mio parere non è di certo il miglior romanzo dell'autore francese: nella scrittura risulta ancora acerbo; particolarmente ostica la lettura delle prime 100 pagine, molto pesanti nella scrittura, talvolta asfissiata da una ricercatezza futile e incomprensibile per il lettore contemporaneo.
Raphaël de Valentin è un giovane talentuoso ma privo di mezzi che attratto e oppresso dal lusso, dalle mode e dalle arti, brama la vita dei salotti parigini e mille esistenze. Trovata una feritoia che gli consente di introdursi nel bel mondo, si innamora della bella Fedora che incarna tutti i suoi desideri, la poesia artificiale, la vita elegante ed i lustrini della vanità. Inebriato dal lusso e dal vizio si sottomette totalmente al suo capriccio fino ad arrivare a non nutrirsi e ad impegnare i suoi pochi oggetti pur di soddisfarne ogni richiesta. Una sera, dopo aver perduto al gioco i suoi ultimi averi e deciso a farla finita, si ritrova nel negozio di un anziano antiquario dove entra in possesso di una misteriosa pelle di Zigrino avente l'oscuro potere di realizzare ogni suo desiderio. Il prezzo da pagare sarà altissimo perché ogni desiderio consumerà non solo la pelle ma accorcerà la sua stessa vita. "Avete firmato il patto, tutto è stato detto. Adesso le vostre volontà saranno scrupolosamente esaudite, ma a spese della vostra vita. Il ciclo dei vostri giorni, rappresentato da questa Pelle, si restringerà a seconda dell'intensità e del numero dei vostri desideri, dal più lieve al più esagerato." Il potere gli darà alla testa e lo porterà in prima istanza a perdere la rotta e circondarsi di cortigiane, di falsi amici, vino e buon cibo, fino a restarne stordito. Balzac pubblicò questo romanzo nel 1831.
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