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Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2012
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Le sei sezioni di cui è costituito questo libro risultano assolutamente omogenee nell'esibire una provocatoria, esacerbata violenza di immagini e tonalità; un linguaggio che si squaderna incalzante e scorticato, contorto, dissacratorio, privo di qualsiasi punteggiatura che non sia il punto di domanda; strofe disuguali e graficamente distribuite tra caratteri corsivi e tondi; un rincorrersi esaltato tra sensibilità civile e politica da una parte e egocentrica, insuperbita assunzione del privato dall'altra. Una poesia che si infossa, intorcigliata, sbaragliata, gracchiante, a indagare "la vita offesa che cerca la verità": offesa, ma anche malata, rabbiosa, atterrita, inabissata. Che affronta le tragedie di una storia universale di distruzione e imperdonabile ingiustizia: ovunque dove "scortati e scortatori/ finiscono nelle reti dei pescatori". Ma soprattutto grida il suo spasimo furioso, bilioso, quando "battibecca/ con il suo doppio condiscendente", un alter ego odiato e svillaneggiato, un'ombra femminile onnipresente e castrante: forse la vicina di casa del piano di sotto, più giovane e più stupida, del tutto impermeabile alla poesia, alla cultura ("perché ce l'ha con me/ e attenta alla mia vita?"). Con lei ingaggia un corpo a corpo furioso, fatto di reciproche definizioni offensive. Si tratta di due solitudini rancorose che si confrontano in duelli verbali sarcastici e volgari, maledicendosi e oltraggiandosi, in una totale e ostentata incapacità di comunicazione, in un turpiloquio che oscilla tra la banalità del pettegolezzo condominiale e la sfrontatezza di farisaici processi ideologici. Fino alla rivelazione finale, che è anche una confessione pentita, un'ammissione di colpa e sconfitta. L'altra sono io, la poesia crea i suoi spettri, incubi deliranti: "non c'era nessuno dietro la porta/ l'alloggio era disabitato e l'ho abitato/ ma non c'era e non c'ero/ era il mio doppio disagiato/ ora lo so e sloggio".
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