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Un viaggio alla scoperta delle verità dentro il misterioso mondo dell'autismo che difficilmente possiamo trovare nella visione medica asettica, superficiale e forse anche sbagliata visto che forse l'autismo non è un ambito di competenza medica, non essendo una malattia organica.
Una vergogna che venga ancora stampato, visto che tutt'oggi non fa altro che rendere ancora più complessa la vita di genitori con figli autistici che in tale libro sono accusati di aver causato la patologia dei figli a causa del loro scarso affetto (madre in primis).
Non sono pochi i sostenitori della dissociazione mentale: i lacaniani, che tifano per la destrutturazione ("Ciò che è Io, deve diventare Es" e non viceversa: questo è il loro modo di ribaltare l'interpretazione canonica del freudiano "Wo Es war, soll Ich werden”); pure gli economisti, favorevoli a un'identità camaleontica alla Zelig o affastellata alla Frankenstein, poiché ottimizzerebbe le capacità adattive (il primo libro forse tradotto in italiano su tale argomento, "L'Io multiplo", era una raccolta di saggi tutti in una prospettiva del genere); i neonietzscheani a cominciare dallo stesso Lyotard, propensi a ribaltare i rapporti di forza tra apollineo e dionisiaco. Poi, anche per chi sostiene l'ipotesi psiconeuropatologica, non è che sia chiara quale dovrebbe essere la direzione dell'intervento terapico. Bettelheim, ne "La fortezza vuota", paragona la condizione originaria psico-ontogenetica a quanto riportato dalla Bibbia sulla cosmogonia: "Secondo la Genesi, l'ordine nello spazio (la separazione del caos in cielo e terra) ha preceduto l'ordine nel tempo (la separazione del giorno dalla notte). Non sono in grado di dimostrare quale di questi due aspetti dell'umana esperienza si realizzi per primo, ma so che i nostri bambini autistici si sono così profondamente alienati dall'esperienza del tempo, che per loro rimangono solo lo spazio e il vuoto" (p. 27). Lo spingere in direzione dell'unitarietà e della simbolizzazione ("syn-ballein") sembra una forzatura da cui siamo stati messi in guardia da 2500 anni di filosofia e religione occidentali, la ricerca dell'"unisono" appare poco convincente come quella della sinfonia o della polifonia armoniosa: sono termini e concetti musicologici, ma l'"harmonia mundi" è stata criticata poiché implica un accordo con le dissonanze negative, e non una loro eliminazione radicale. L’aspetto più urgente è che non vengano obliate le ipotesi di lavoro percepite come fastidiose e ostili all'autostima dello scienziato, poi più in là forse non sa andare ancora nessuno.
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