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Diciamo che i libri della Harris possono essere suddivisi in tre categorie: i romanzi tradizionali, i fantasy e i thriller psicologici. E l'autrice dimostra grande maestria in ogni genere! Questo appartiene insieme a "La scuola dei desideri" (che mi aveva lasciata letteralmente a bocca aperta) all'ultima categoria. Questa volta quindi sono partita preparata a una lettura che sapevo già essere piena di depistaggi e colpi di scena. Avevo analizzato ogni possibile implicazione e ogni possibile finale ma nonostante questo l'autrice è riuscita di nuovo a stupirmi! La storia è tetra, nulla è come sembra, nessuno è in realtà chi dice di essere e ogni pagina nasconde rivelazioni, vere o presunte, che lasciano il lettore con la frenesia di arrivare a leggere l'epilogo il prima possibile! Per me questo, come tutti gli altri di questa autrice che considero a dir poco geniale, un libro originale e imperdibile!!
interessante, impeccabile; ritmo serrato e pathos. la Harris mi piace molto, anche se ultimamente si dedica un po' troppo alle aberrazioni della mente umana, agli abissi che generano il male e che producono esempi fuorvianti.
è un libro con una trama malata, un pò oscura. Scritto in modo lineare, quasi elementare, ma decisamente arzigogolato. Si fa fatica a capire come? dove? perchè? chi? cosa?. Molto probabilmente in maniera intenzionale da parte dell'autrice, che a fine libro, nei ringraziamenti, lei stessa definisce la sua opera come un cubo di rubik e in un capitolo scrive che *nella vita nulla finisce xchè la storia di ciascuno di noi inizia nel mezzo del racconto di qualcun altro, con matasse disordinate di narrazioni che aspettano solo di essere districate* L'autrice comunque descrive bene la differenza tra la realtà vera da quella virtuale, due modus vivendi così diversi tra loro ma che poi alla fine si intrecciano insieme, originando realtà aberranti. Sono anche convinta che solo da una mente femminile può uscire una trama simile, un essere maschile non ci riuscirebbe mai. Ho trovato l'ultimo capitolo abbastanza avvicente e ho scoperto che blue in inglese vuol dire anche triste. Non lo sapevo.
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