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L'ho trovato per caso, nello scaffale di una grande libreria...come se mi avesse chiamato. Breve, intenso, profondo, toccante. Un piccolo gioiello.
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"Certe persone si vedono sfilare davanti l'intera esistenza all'approssimarsi della morte. Altre nello studio di un analista. Nel mio caso, di colpo, è stato nello studio di un notaio che ho creduto di capire tutto". All'origine del racconto vi è dunque un'esecuzione testamentaria: la donazione di una proprietà situata a Tours. Beneficiarie: un'intellettuale di quarant'anni e sua sorella. Una formalità che riporta la protagonista indietro nel tempo, quando, a dieci anni aveva dovuto prendere, per la prima volta e da sola, un treno diretto all'estero. Episodio emblematico in quanto primo abbandono da parte dei genitori e presa di coscienza della gravità delle condizioni della madre, affetta da psicosi maniaco-depressiva. A dieci anni il mondo le era dunque crollato addosso, spingendola a difendersi dalla misteriosa malattia materna allontanandosi dai genitori. Dapprima schivata dalla scrittura al pari di un ricordo doloroso di cui si stenta a liberarsi, la madre emerge a poco a poco nelle pagine di questo esile testo come un personaggio fuori dal comune. Bellissima e distinta, perfezionista ossessionata dall'ordine e incredibilmente capace di "creare il Bello" grazie agli oggetti di cui si circondava e nel suo curatissimo giardino, la madre era una donna "nel reale. Non un'intellettuale che vede e sente le cose. Ma che fa corpo con esse". Queste poche pagine, impreziosite di colti rimandi letterari, lasciano il lettore incuriosito e ammaliato da questo personaggio nevrotico che ha tutte le carte in regola per essere una grande eroina letteraria. Inevitabile chiedersi che cosa sarebbe successo se, anziché produrre un testo che analizza la psicologia della narratrice attraverso le sue parole e i suoi pensieri, l'autrice avesse scelto di concentrarsi sulla madre da un punto di vista esterno. Purtroppo non ci è dato saperlo.
Luigia Pattano
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