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I sette peccati capitali e le sette virtù capitali
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I sette peccati capitali e le sette virtù capitali - Giorgio Scerbanenco - copertina
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sette peccati capitali e le sette virtù capitali

Descrizione


Quelli che Scerbanenco racconta in "I sette peccati capitali e le sette virtù capitali" sono uomini e donne a volte abietti a volte generosi, a volte folli a volte fin troppo lucidi, ma sempre alle prese con il loro destino: si compone, alla fine, una imprevedibile Divina commedia tutta contemporanea, dove possiamo vedere che il bene e il male esistono ancora, e possiamo soppesare la loro eterna differenza. Senza dimenticare che per Scerbanenco il Purgatorio non esiste: per questo ci obbliga a scegliere, in ogni pagina, tra l'Inferno e il Paradiso.
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Dettagli

2010
252 p., Rilegato
9788811683858

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AdrianaT.
Recensioni: 4/5

Sono soprattutto donne i quattordici dagherrotipi che incarnano e rappresentano gli altrettanti peccati e virtù. Messi tutti così bene a fuoco e in bella lista dal maestro Scerbanenco, nel riconoscendomi in quasi tutti i vizi, mi è venuto da ridere per non piangere in quanto, a meno che non riesca a compensare con qualche virtù, (ma non saprei veramente quale), andrò sicuramente all'inferno. Ma le donne di Scerbanenco non finiscono mai all'inferno, almeno non letterariamente parlando, perché raramente uno scrittore riesce così bene a rappresentare le varie tipologie femminili come ci riesce lui; ho ancora in mente la splendida Livia in Venere privata. Bello!, in particolare i racconti 'La superbia', 'La gola', 'Il coraggio', 'La speranza', 'La rassegnazione', 'La generosità', 'La volontà'... insomma, parecchi.

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zombie49
Recensioni: 3/5

Il titolo dice molto sulle idee di Scerbanenco: x lui le persone sono buone o cattive, disprezzabili o ammirevoli, un bianco o nero senza sfumature di grigio. Stigmatizzati in peccati e virtù capitali, disegna personaggi simbolo ed estremi. Donne e uomini cinici e perversi, generosi e altruisti, comunque implacabili nella perseveranza e nel tempo. Il moralismo è datato e anche irritante, ma le storie crude di vendette spietate, anche se non sanguinose, sono comunque intriganti come quelle del commissario Lamberti. Il mondo di Scerbanenco è rigido e inflessibile, nell'odio come nell'amore, i suoi personaggi avvelenati dalla rabbia e dalla vendetta, o accecati dall'affetto o dal senso del dovere, comunque perdenti, tristi e squallidi come la sua Milano anni '60, non ancora sfiorata dal rinnovamento sessantottino. L'autore non ha mai scoperto, a differenza di King, che in fondo all'animo umano, anche in quello dei lettori, c'è una vena sadica, x cui spesso si fa il tifo x il cattivo. Rosa soft non troppo zuccherati i racconti virtuosi.

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Giorgio Scerbanenco

1911, Kiev

Scrittore italiano di origine russa. Di madre italiana e padre ucraino, a sedici anni si stabilì a Milano. Fu collaboratore, redattore e direttore di periodici femminili ad alta tiratura, per i quali scrisse racconti e romanzi «rosa», per lo più ambientati nell’America degli anni Quaranta. Più tardi approdò al genere poliziesco e fu il successo, prima con Venere privata (1966), poi con Traditori di tutti (1966). Altrettanto fortunate le opere successive, da I ragazzi del massacro (1968) a I milanesi ammazzano al sabato (1969), ai racconti postumi di Milano calibro 9 (1969) e Il centodelitti (1970). Protagonista di quasi tutta la serie è Duca Lamberti, accorto investigatore della Milano «nera». Prodigioso narratore di storie e...

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