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Opera davvero molto interessante ed utile, frutto di una ampia ricerca, profonda conoscenza e di una mentalità aperta e cosmopolita. Analisi rigorosa ed attenta che spiega molto bene molti aspetti della nostra identità e di certe nostre negative tradizioni. Mette a nudo l'inclinazione italiana ad ignorare il merito per premiare la militanza; la tendenza a preferire il ricorso alle solite raccomandazioni. Mostra come le Università straniere, soprattutto americane, scandinave e di Singapore, valorizzano la competenza, mentre le nostre continuano a perdere posizioni. L'autore dimostra di aver analizzato con molta competenza il tema. Commenta le distorsioni che derivano dalle eredità storiche che ci caratterizzano e penalizzano; quel fardello che pesa sulle spalle degli Italiani in genere, e che danneggia in maniera particolare in profitto degli studenti. Il prezzo che si paga per il vizio di premiare l'anzianità, il demerito, sia nel corpo accademico, della giustizia, dell'amministrazione pubblica e spesso perfino nelle imprese italiane; dove la gente entra per uscirne solo per andare in pensione; quindi bassissima mobilità. La ricerca e l'innovazione che nel nostro Paese ormai sono alla deriva, mentre i nostri migliori scienziati se vogliono fare qualcosa devono emigrare. Insomma, tutto il nostro modello politico è sotto accusa che per oltre mezzo secolo disprezza il libero mercato, a favore di un deleterio modello di equivoca solidarietà istituzionalizzata. La connivenza con i noti corporativismi, che si chiudono su se stessi, impedendo che la libera iniziativa favorisca una spontanea seleziona a favore della qualità, della competenza e del merito. Un'unica critica: l'autore esagera davvero a ricorrere a continue ripetizioni di termini stranieri che nella maggior parte dei casi hanno un equivalente nella nostra bella lingua. Per questo una stella in meno a quella che meriterebbe.
Pedante, saccente, prolisso, ripetitivo, pieno di slogan. Le sue ricette sono anche ragionevoli. Ma certo se l’intenzione era quella di convincere gli italiani ad adottarle, questo non mi sembra il modo giusto. Semmai fa l’effetto contrario. Lo stile americano tutto slogan e pacche sulle spalle ho paura che in Italia sia poco efficace. Forse ora, dopo aver identificato qualche soluzione (non geniale, ma ragionevole) ci vorrebbe un altro libro (possibilmente molto più breve) per capire come trovare il modo per realizzarle. La politica non è trovare le soluzioni, ma costruire i percorsi. Comunque non è del tutto da buttare..
Dopo alcuni libri sulle caste: politica, sindacato, giornalisti; ho letto il libro “Meritocrazia. Quattro proposte concrete per…” di R.Abravanel e mi sono detto: ma allora non esistono solo gli “orchi” in Italia! È stata una lettura impegnativa, ma chiara, ricca di contenuti, considerazioni e, soprattutto, proposte. Segnalo la riflessione riguardo al fenomeno italiano del “familismo”, che si replica anche fuori dalle mura domestiche, analizzato dalle sue origini fino alla constatazione delle conseguenze in cui trovo riprova ulteriore dei cambiamenti “gattopardeschi” (basta che tutto resti com’è) che avvengono nel nostro paese. Personalmente, tra le varie cose, mi ha fatto cambiare il punto di vista con cui consideravo l’ex premier inglese T.Blair e la sua politica di governo: fermi restando alcuni macroscopici errori come la partecipazione alla guerra in Iraq, ho preso conoscenza in modo più dettagliato dei passi in avanti fatti dal Regno Unito grazie ad alcune iniziative del suo governo. Un bel libro, coraggioso (considerato chi è l’autore e la sua esperienza, ne ha ben d’onde!), scritto da una persona competente con idee molto chiare, che meriterebbe una estesa divulgazione: io tenterò di fare la mia parte! Infine, permettemi un consiglio: provate a leggere anche “Il fattore D” di M.Ferrera, sarebbe come il parmigiano sulle tagliatelle!
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