Claudio Magris (1939) ha recentemente pubblicato la settima raccolta di articoli scritti per il "Corriere della Sera", rielaborati tenendo conto del filo rosso che li collega. Come recita il sottotitolo, si tratta di "note civili" scritte tra il 2006 e il 2011. Non si tratta quindi di saggi di critica letteraria (anche se la sua profonda conoscenza vi riecheggia) ma, come nel precedente La storia non è finita del 2006, di una serie di interventi, sollecitati nel cittadino Magris dall'allarme provato nei confronti della profonda decadenza etica e politica, percepibile in modo particolare nel nostro paese in questi ultimi anni. Nonostante lo scrittore si sia spesso definito un impolitico, nel senso dato al termine da Thomas Mann, più incline a godersi una giornata di sole al mare che a occuparsi di politica, l'emergenza in cui stiamo vivendo, a partire dall'attacco ai principi della Carta costituzionale, lo costringe a dare voce alla propria indignazione di fronte a inaccettabili falsificazioni della realtà da parte di politici intellettualmente disonesti, o all'indifferenza nei confronti dei profughi condannati a essere inghiottiti dalle acque durante i loro disperati viaggi della speranza, persone di cui non si conoscono neppure i nomi. Lo spunto per gli interventi civili ora ripubblicati è dunque la denuncia dei "livelli di guardia" raggiunti e quasi superati in tanti campi del vivere civile. La collaborazione con il "Corriere della Sera" di Magris, germanista, docente universitario e scrittore, è cominciata il 15 ottobre 1967 con l'articolo su Max Brod Da Praga a Tel Aviv. Già quel primo articolo, di critica letteraria, si concludeva con l'auspicio di una possibile soluzione del conflitto mediorientale. Del resto, di Magris non va dimenticata la breve esperienza di senatore nell'ambito del centrosinistra guidato da Prodi (1994-1996), gli ideali repubblicano-mazziniani trasmessigli dal padre e la sua appartenenza, tra i garanti e fondatori, al movimento di Libertà e Giustizia, insieme a Gae Aulenti, Giovanni Bachelet, Enzo Biagi, Umberto Eco, Alessandro Galante Garrone, Guido Rossi, Giovanni Sartori e Umberto Veronesi. Lo spirito degli scritti di Livelli di guardia rispecchia quello del "manifesto costitutivo" dell'associazione, nata nel 2002: "Libertà e Giustizia vuole intervenire a spronare i partiti perché esercitino fino in fondo il loro ruolo di rappresentanti di valori, ideali e interessi legittimi. Vuole arricchire culturalmente la politica nazionale con le sue analisi e proposte. (
) vuole essere l'anello mancante fra i migliori fermenti della società e lo spazio ufficiale della politica". Se il Magris critico letterario è indiscutibile per la profondità di analisi e l'ampiezza degli orizzonti culturali che da tempo hanno travalicato la Mitteleuropa, il Magris opinionista ha suscitato diverse reazioni. Inviso alla stampa berlusconiana e alla Lega Nord, di cui ha spesso denunciato gli aspetti demagogici e razzisti, è stato definito da Gianni Vattimo in un'intervista sul "Sole 24 Ore" (7 ottobre 2010) un moralista che va bene per tutti, non dando fastidio a nessuno, come Umbero Eco. Già nel 1996, invece, Stefano Bartezzaghi, riferendosi a un sondaggio dell'"Espresso", aveva riferito sulla "Stampa" che, fra i tre allora più noti opinionisti, Montanelli, Eco e Magris, quest'ultimo sarebbe stato quello maggiormente in grado di influenzare il pensiero dei suoi lettori. Per Alberto Cadioli e Alberto Casadei Magris avrebbe raccolto l'eredità di alcuni maitres à penser come Pasolini, mentre Giuseppe Recuperati ha scritto che Magris è "uno dei pochi pubblicisti che hanno sempre avuto una critica del giudizio non condizionata da sfere di appartenenza (come prima capitava forse soltanto a Norberto Bobbio)". Per Bernardo Valli Magris opinionista sarebbe un intellettuale paragonabile a Victor Hugo e a Emile Zola per il prevalere nei suoi scritti civili della spinta etica. Mario Vargas Llosa unisce il Magris critico letterario a quello opinionista, in quanto ci avrebbe insegnato che "la letteratura, oltre al piacere che ci procura quando è originale e profonda, ci educa e ci arricchisce come cittadini, obbligandoci a rivedere convinzioni, credenze, conoscenze, percezioni". Come avverte lo stesso autore, Livelli di guardia non segue un ordine tematico, come le raccolte precedenti, ma cronologico, in quanto "tale criterio è sembrato più coerente alla natura di questi articoli, i quali sono tutti nati a caldo in risposta e per reazione a eventi, vicende o polemiche che hanno segnato sanguinosamente, indecentemente, comicamente, contraddittoriamente, a seconda dei casi la vita civile italiana di questi anni". Gli unici due scritti non appositamente ideati per il "Corriere della Sera", e pubblicati sul quotidiano solo in parte, sono Gli ebrei parlano a nome di tutti, il discorso tenuto al Quirinale su invito del presidente Napolitano per la Giornata della Memoria del 2009 e la Lectio tenuta a Francoforte in occasione del conferimento del Friedenspreis des Deutschen Buchhandels, un intervento che "in qualche modo riassume molti dei temi affrontati negli altri articoli". Come nel caso di raccolte precedenti, il lettore sarà colpito dalla grande coerenza di pensiero che lega scritti pubblicati originariamente in momenti diversi, di fronte a eventi tra loro non direttamente collegabili. Giorgio Kurschinski
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