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Un classico da leggere. Si può anche non condividere il comportamento eccessivamente”prodigo” del protagonista nei confronti delle figlie, rimane, però, lo spunto per alcune riflessioni sul rapporto genitoriale e tanto altro, nonché il valore letterario della scrittura che, come tutti i classici, non ha tempo di scadenza.
Questo libro mi è piaciuto molto, l'avevo letto al liceo il libro ma - nel corso degli anni - mi è più volte tornato mano per sfogliarlo e rileggerlo. Testo molto interessante, storia avvincente che è anche uno spaccato della società parigina dell' epoca. Forte anche la critica sociale che vi sta dietro... L'arrivismo, la società dell' apparire, ecc... temi in fondo sempre attuali. L'inizio del libro (descrizione della pensione) e il finale sono assolutamente le mie parti preferite. Lo consiglio.
Alquanto noiosamente lungo. Descrive la paternità, rappresentata principalmente da Goriot e ad un secondo piano da Vautrin. Goriot, denominato Papà Goriot, è disposto a fare qualsiasi cosa pur di veder felici le proprie figlie (Delfina e Anastasia) le quali tuttavia si avvicinano al loro padre solo per ricevere denaro (da qui si evince uno dei temi fondamentali dell'opera: il denaro). Il libro è pervaso da lunghe descrizioni (come quella dell'ambiente esteriore e interiore della pensione Vauquer) e da lunghi dialoghi e riflessioni. Seppur il titolo è 'Papà Goriot' il personaggio che appare più spesso è Rastignac, uno studente di provincia arrivato a Parigi per studiare diritto. Vautrin è tanto importante quanto gli altri due e svolge il ruolo di un Dio o almeno vorrebbe esserlo. Si distacca dalla società, risulta esserne al di fuori e questo gli permette di sviluppare la sua capacità di osservatore. Vi sono inoltre riferimenti spaziali alla città di Parigi. Tutto sommato è a tratti interessante vedere come Rastignac vive la sua educazione che porta a termine alla fine del romanzo.
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