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Maria Montessori

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Maria Montessori [Paperback] Schwegman, Marjan

Dettagli

1999
25 giugno 1999
144 p.
9788815071651

Voce della critica







Montessori, Maria, La scoperta del bambino, Garzanti , 1999
Montessori, Maria, Il segreto dell'infanzia, Garzanti , 1999
Montessori, Maria, La mente del bambino, Garzanti , 1999
Montessori, Maria, Educazione alla libertà, Laterza , 1999
Sizaire, Anne, Maria Montessori. L'éducation libèratrice, Desclée de Brower, 1994
Schwegman, Marjan, Maria Montessori, Il Mulino , 1999
recensioni di Babini, V. L'Indice del 1999, n. 09

Su Maria Montessori e il suo metodo sono state espresse molte e divergenti opinioni, anche se un fatto resta indiscusso: lo straordinario successo delle sue scuole, oggi particolarmente diffuse negli Stati Uniti ma presenti fin dai primi decenni di questo secolo in Europa e nel mondo. Già nel 1913 il "New York Tribune" salutava l’arrivo della pedagogista italiana negli Stati Uniti annunciandola come "the most interesting woman of Europe", e il suo primo libro, Il metodo della pedagogia scientifica, scritto nel 1909 a Città di Castello sotto la protezione di Alice e Leopoldo Franchetti, vedrà un fulmineo successo editoriale, non eguagliato neppure dal Dewey di Scuola e società (1900; La Nuova Italia, 1983); tra il 1909 e il 1914, duecento studi, tra articoli e libri, vengono pubblicati sul fenomeno Montessori negli Stati Uniti e in Inghilterra.

Tuttavia, quel successo internazionale di ieri e di oggi non ha avuto analogo riscontro inItalia.Anzi, solo recentemente ci si è allontanati da quell’atmosfera di sospetto con cui la cultura italiana ha guardato al suo metodo.In un volume di pochi anni fa su La pedagogia scomoda (La Nuova Italia, 1994), Giacomo Cives dedicava un paragrafo alle Radici illiberali della resistenza italiana alla Montessori, in cui faceva riferimento, oltre che all’opposizione ideologica dei pedagogisti, a una più diffusa e antica resistenza culturale della nostra società nei confronti di una lezione, come quella montessoriana, di liberazione e valorizzazione delle potenzialità dell’infanzia e quindi dell’umanità intera.È soltanto di questi ultimi mesi una sorprendente riscoperta editoriale della pedagogista italiana e della sua opera.

Anzitutto è da segnalare la ripubblicazione – nella collana "gli elefanti" della casa editrice Garzanti – delle tre opere fondamentali della pedagogia montessoriana: La scoperta del bambino, Il segreto dell’infanzia, La mente del bambino; sebbene vada precisato, a parziale rettifica di quanto riferito sui giornali, che la Garzanti, non solo recentemente, ma negli ultimi vent’anni ha tenuto viva la presenza montessoriana nell’editoria italiana attraverso costanti ristampe delle opere.Così, per esempio, La scoperta del bambino è stata pubblicata, prima d’oggi, nel 1970 e nel 1991, e Il segreto dell’infanzia nel più recente 1992. Tuttavia, la scelta di riproporre insieme e in veste rinnovata questi tre volumi, che segnano le tappe del percorso pedagogico di Maria Montessori, sembra quanto meno suggerire una considerazione finalmente più organica del pensiero della pedagogista. Anche in questa direzione si sconta da noi un pesante ritardo, sebbene ci siano stati segnali incoraggianti in questa direzione – penso in particolare al volume Maria Montessori. Quasi un ritratto, scritto nel 1990 da Augusto Scocchera per La Nuova Italia.A questo punto non sarebbe stata inutile, nella nuova riedizione delle opere montessoriane, una introduzione critica che ne collocasse la genesi e l’evoluzione all’interno del percorso intellettuale e scientifico della loro autrice.Per non fare che un esempio, La scoperta del bambino è, e insieme non è, Il metodo della pedagogia scientifica del 1909, ristampato in Italia nel 1913, 1926, 1935 e per la prima volta con il nuovo titolo nel 1950.In quell’opera, come del resto nelle edizioni posteriori del Metodo, alcune parti sono rimaste inalterate, altre modificate o espunte, e l’allegato Discorso inaugurale in occasione dell’apertura di una "casa dei bambini" nel 1907 non è la versione integrale pubblicata sulla rivista "Vita femminile italiana" del settembre 1907, ancor prima che nel Metodo del 1909.Insomma, una maggiore attenzione alla genesi e alla trasformazione di queste opere contribuirebbe ad avviare su binari più saldi l’auspicabile quanto tardiva riscoperta italiana della Montessori, al di là dello scrupolo filologico, che comunque fornirebbe uno strumento in più, e per tutti, di orientamento nell’opera montessoriana ripetutamente rivista e modificata dall’autrice.

Un altro segno di questo accresciuto interesse è la ripubblicazione dell’antologia di scritti montessoriani, Educazione alla libertà, a cura di Maria Luisa Leccese Pinna, uscita nel 1950 per la casa editrice Laterza, poi ripubblicata nel 1986 con una nuova introduzione e aggiornamenti della curatrice, e oggi riproposta nella "Biblioteca Universale Laterza".Verrebbe anche da chiedersi se non ci siano le ansie di questo nostro passaggio di millennio dietro alla riscoperta di una pedagogia concepita nell’inquietudine del dischiudersi del ventesimo secolo cui additava il valore della vita infantile e di una educazione alla libertà e alla pace per le sorti dell’umanità futura.Forse, in epoca di cadute di ideologie e di valori, la pedagogia di questa "cittadina del mondo" – come giustamente la denominò Marziola Pignatari in un’opera del 1967 – finisce per apparire più di prima attuale.

Risulterebbe, allora, ancora più interessante una ricostruzione storica della figura di Maria Montessori, donna, scienziato e intellettuale, che finalmente rinunciasse alla leggenda che lei stessa ha costruito attorno a sé e alle sue scoperte – complice la maggioranza dei biografi e degli allievi.Oltre che storicamente doverosa, la distinzione tra narrazione autobiografica e biografia storica gioverebbe anche alla rivisitazione della pedagogia montessoriana al cui interno va colto il senso di quella "costruzione autobiografica", così come dello stile della scrittura montessoriana, sempre in bilico tra toni messianici e richiami all’esperienza concreta.Intendo riferirmi al credito assegnato dalla storiografia ai frammenti di autobiografia scientifica (e personale) lasciati con sospetta generosità dall’autrice nelle sue opere.Da un lato, prendendola per vera, si è persa l’occasione di vedere in quella leggenda il luogo in cui Maria Montessori si offre come simbolo della pedagogia che va annunciando.Dall’altro, ciò ha costituito un freno a una ricerca seria sulla sua formazione scientifica e sulla genesi delle sue "scoperte".Per non fare che un esempio, il debito nei confronti dell’opera di Edouard Séguin, l’"educatore degli idioti" noto per il suo Traitement moral del 1846, viene semplicemente ripreso dal racconto che la stessa Montessori dà del suo tirocinio parigino, nel reparto diretto da Bourneville – dove avrebbe scoperto quel testo rivelatore – senza fare alcun riferimento alla ricerca scientifica, ai primi studi antropologici e psicologi sui deboli di mente, nonché alla situazione sociale dell’Italia di allora.

Né mi pare vadano nella direzione di una corretta ricostruzione storica due recenti e veloci profili biografici usciti rispettivamente in Francia e in Italia.Il primo del 1994 – a cura di Anne Sizaire per la casa editrice Desclée de Brouwer –, che colloca Maria Montessori in quanto autrice di una éducation libératrice nella collana "Témoins d’humanité" insieme a Luther King, Dietrich Bonhoeffer, Vaclav Havel e Gandhi; l’altro, di Marjan Schwegman, nella collana "L’identità italiana", diretta da Ernesto Galli della Loggia per la casa editrice il Mulino; entrambi costruiti sulla falsariga della biografia pubblicata nel 1976 da Rita Kramer, lavoro importante in cui però non mancano inesattezze e risulta lacunoso il quadro della formazione intellettuale di Maria Montessori nella Roma tra Otto e Novecento.Tuttavia, mentre il volumetto francese non sembra avere pretese storiche e l’autrice è giornalista di professione, il libro del Mulino non sta a quanto promette nel prologo, in cui si annuncia di voler rendere "più chiari e netti" i nessi della biografia della Montessori "con la storia d’Italia, la storia del cattolicesimo, la storia delle donne".Nel libro non c’è traccia di questo scavo storiografico; anzi, i suoi contenuti mostrano che è stato costruito su materiale ampiamente noto e non sempre storicamente fondato, a cui aggiunge errori e ingenuità interpretative.Né pare sostenibile la tesi che vuole la leggenda montessoriana costruita sul bisogno di nascondere al mondo il segreto di una maternità celata e sofferta – peraltro già resa pubblica senza clamori da Anna Maria Maccheroni nel suo A true Romance.Doctor Montessori as I knew her del 1947 (trad. it. 1956). Insomma, dispiace che poco o niente ci si sia discosti dalla "favola montessoriana" se non per qualche ipotesi fantasiosa, e tanto meno la si sia corretta ricorrendo a fonti storiche o attingendo a lavori storiografici più diligenti.

Ci pare quindi di poter affermare che, nonostante tanto clamore, siamo forse solo agli inizi.

I libri

Maria Montessori, La scoperta del bambino, Garzan-
ti, Milano 1999, pp. 373, Lit 22.000.

Maria Montessori, Il segreto dell’infanzia, Garzanti, Milano 1999, pp. 308, Lit 19.000.

Maria Montessori, La mente del bambino, Garzanti, Milano 1999, pp. 299, Lit 19.000.

Maria Montessori, Educazione alla libertà, a cura di Maria Luisa Leccese Pinna, Laterza, Roma-Bari 1999, pp. 296, Lit 30.000.

Anne Sizaire, Maria Montessori.L’éducation libératrice, Desclée de Brouwer, Paris 1994, pp. 115, FF 60.

Marjan Schwegman, Maria Montessori, il Mulino, Bologna 1999, pp. 136, Lit 18.000.

Nata a Chiaravalle (Marche) nel 1870 in una famiglia della media borghesia, ma nipote per via materna dell’Abate Stoppani, il celebre naturalista autore del fortunato Il Bel Paese, Maria Montessori compie i propri studi a Roma. Dopo aver conseguito la licenza fisico-matematica, nel 1890 s’iscrive al biennio di scienze naturali per poi passare alla Facoltà di medicina, dove si laurea, nel 1896, discutendo la tesi Contributo clinico allo studio delle allucinazioni a contenuto antagonistico con Ezio Sciamanna. Nei dieci anni che separano il momento della laurea dall’esperimento della prima Casa dei bambini nel 1907, Maria Montessori vive una intensa esperienza lavorativa negli ospedali romani, nel movimento della Lega nazionale per la cura e l’educazione dei deficienti, presso la Clinica psichiatrica romana in collaborazione con Giuseppe Montesano, con cui ebbe un sodalizio scientifico, professionale e affettivo. La Lega, appoggiata dal Ministro della pubblica istruzione, il clinico Guido Baccelli, ha un comitato che include nomi della politica e dell’aristocrazia romana e in cui le nobildonne hanno un ruolo fondamentale; tra queste Giacinta Marescotti Martini, nota per le sue posizioni suffragiste. In quello stesso periodo Maria Montessori è impegnata nel movimento femminista a livello nazionale e internazionale; sarà la delegata italiana ai congressi femminili di Berlino (1896) e di Londra (1899).

Docente di igiene e di antropologia pedagogica presso il Magistero femminile di Roma dal marzo del 1900, nel 1904 consegue la libera docenza in antropologia discutendo una ricerca sui Caratteri fisici delle giovani donne del Lazio. Nel 1906, le viene offerta l’opportunità di occuparsi dell’organizzazione educativa degli asili infantili del quartiere popolare di San Lorenzo, dei cui edifici l’ingegnere Edoardo Talamo ha intrapreso la ristrutturazione e il risanamento. È qui che Maria Montessori dà vita all’esperimento della prima Casa dei bambini, "laboratorio vivente" che rese possibile l’elaborazione del suo metodo. Pubblicato nel 1909 a Città di Castello e patrocinato da Alice Hallgarten e Leopoldo Franchetti, Il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini sarà noto, nel giro di un decennio, pressoché in tutto il mondo. I numerosi viaggi e le permanenze all’estero, che da quel momento contraddistingueranno la sua vita, contribuiscono sia al suo farsi "cittadina del mondo" sia alla diffusione della sua pedagogia, nonché alla costituzione delle varie società nazionali Montessori. L’incontro con altre culture e civiltà arricchisce la sua visione pedagogica, che si rinnova e trova espressione nelle opere successive, tra cui L’autoeducazione nelle scuole elementari del 1916 e Il segreto dell’infanzia del 1936 in prima edizione francese. Completa e termina la revisione del pensiero montessoriano l’opera The Absorbent Mind, edita in lingua inglese a Madras e poi pubblicata in Italia da Garzanti con il titolo La mente del bambino nel 1952, anno della morte della pedagogista a Noordwijk.

(V.B.)

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