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Questo volume cerca di sbrogliare l'intricata matassa dei rapporti di lavoro nella nebulosa organizzativa del non profit, tenuto conto che "sinora il binomio lavoro e non profit ha trovato scarsa risonanza fra i giuristi" e che "pressoché inespresso rimane pertanto il quadro concettuale di riferimento". I primi due dei sei, densi capitoli che lo compongono, sono volti a far chiarezza sulla "presenza di sostanziali difformità del lavoro nelle organizzazioni non profit rispetto ai principi su cui poggia il diritto del lavoro"; difformità che si riassumono, secondo l'autore, nella "componente ideale di alcune entità organizzate" e nella presenza di forme di "lavoro gratuito" che non possono considerarsi "come un epifenomeno del lavoro subordinato". Di qui l'analisi si sposta in concreto sul volontariato e sulle cooperative sociali, approdando a due significative conclusioni. La prima riguarda il fatto che nelle cooperative "laddove siano qualificabili come lavoro subordinato, le prestazioni (...) non presentano un significativo scostamento dai principi del diritto del lavoro". La seconda afferma che "quando il rapporto rivesta forma associativa, ma soprattutto quando (...) sia ravvisabile una scelta solidale condivisa" le prestazioni "si collocano in una posizione eccentrica rispetto alla tradizionale materia lavoristica" e sollecitano una "riconoscibilità (...) in nome di una logica (...) ispirata ai principi di una nuova grammatica dei valori". Logica che, è auspicabile, allarghi i confini del benessere collettivo.
Ferdinando Fasce
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