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La ragione prudente. Pace e riordino dell'Europa nel pensiero di Leibniz - Claudio Tommasi - copertina
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La ragione prudente. Pace e riordino dell'Europa nel pensiero di Leibniz
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Descrizione


All'indomani della pace di Vestfalia (1648), l'Impero germanico subisce una trasformazione decisiva. Pur continuando a esistere come soggetto giuridico, esso perde per sempre il carattere medievale di Repubblica Cristiana e diviene un agglomerato di Stati. Leibniz è spettatore di questo sviluppo, che valuta positivamente e che concorre a sostenere con la propria attività di studioso, di consigliere e di diplomatico. Ma è pure convinto che, in futuro, un bene essenziale come la pace non potrà essere preservato se non salvaguardando i fattori utili a stabilizzare le relazioni fra gli Stati e a porre un freno alle ambizioni di potere dei principi.
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Dettagli

2006
12 ottobre 2006
306 p., Brossura
9788815114013

Voce della critica

Vi sono due classiche difficoltà che gli studiosi di Leibniz si trovano ad affrontare. La prima è quella di orientarsi nel gran numero di frammenti, lettere, brevi riflessioni, opuscoli di cui è formata gran parte della sua opera filosofica. La seconda è l'abitudine di Leibniz di trattare nello stesso testo numerosi argomenti diversi, passando con agilità dall'uno all'altro. Così è anche per la sua filosofia politica, che si intreccia con riflessioni che oggi noi attribuiremmo ad altre discipline, come l'etica, la giurisprudenza, la teologia. L'autore dichiara, nell'introduzione, che per il suo saggio ha trovato nelle idee di armonia e continuità – capisaldi del pensiero leibniziano in generale – la guida per organizzare lo studio della questione dell'unità culturale e politica dell'Europa nel pensiero di Leibniz. Il primo capitolo ripercorre la storia dei tentativi di riconciliazione religiosa a partire da quello di Erasmo all'inizio del XVI secolo, classificandoli a seconda che si basassero sulla sola teologia o sull'accordo tra rivelazione e ragione. La proposta di Leibniz, esempio di questa seconda tendenza, viene correttamente riallacciata a quella di Grozio e spiegata sia nei suoi aspetti principali sia nelle relazioni che intrattiene con le dottrine di Hobbes e Pufendorf. Il secondo capitolo è dedicato all'esame della situazione politica della Germania che, dopo la pace di Westfalia del 1648, completa la sua trasformazione in una federazione di stati autonomi. Il problema all'interno del quale Leibniz si inserisce è quello di determinare il grado di indipendenza che tali stati – eredi di un soggetto giuridico unitario: l'impero di origine medioevale – dovrebbero avere. La sua posizione, contrapposta a quella di Pufendorf, è che gli stati tedeschi debbano conservare un certo grado di unità, sia per ragioni ideologiche e culturali, sia per pratiche ragioni difensive. Dopo due capitoli dal taglio prevalentemente storico, l'ultimo introduce i principali concetti del pensiero politico leibniziano, e i suoi progetti per l'affermazione della pace e della concordia fra gli stati nazionali europei mediante una costante ricerca dell'equilibrio in ogni settore, da quello militare a quello commerciale.
  Francesco C. Martinello

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