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Ho studiato questo libro per l'esame di Scienze Politiche. Devo dire che è fatto molto bene. Sia le ricerche dei principali programmi televisivi culturali e di un certo tipo di televisione che viene analizzato nei dettagli. Cosa ha a che fare questo libro con la politica ? Sicuramente molto ma anche no, nel senso che questo parte dall'idea di un'immaginario televisivo che si trasforma in politica, ossia una rappresentazione di ciò che appare e dico come la televisione influenzi l'opinione delle persone,anche se appartentemente non sembra.Da Rock Politik di Adriano Celentano fino a Porta a Porta a Le invasioni barbariche di Daria Bignardi. Si traccia un insieme che nel complesso ci parli appunto del concetto di "politica pop".
Ho letto questo libro nel 2017 e, sebbene alcune considerazioni sui programmi televisivi non siano più valide oggi, l'argomento è comunque trattato in maniera magistrale. La scrittura è fluida e girare le pagine è un piacere. Lo consiglio caldamente sia a quelle persone che vogliono fare una ricerca sull'evolversi della comunicazione politica, sia a quelle che vorrebbero iniziare a leggere di politica ma non sanno da dove cominciare.
Politica Pop, di Gianpietro Mazzoleni e Anna Sfardini, per Il Mulino, racconta l’evolversi dei luoghi del dibattito politico. Dai comizi in piazza, di una volta, alle apparizioni televisive: la politica è tutto uno show. Dal caso emblematico per eccellenza, “Porta a porta”, la terza Camera dello Stato, fino alle sottospecie, alle imitazioni, e a tutti quegli show, come “L’isola dei famosi” o “Striscia la notizia” dove ormai i personaggi della politica entrano a pieno titolo, per discutere o per essere discussi, per essere ammirati o per fare spettacolo. Anche i programmi dei partiti politici, fateci caso, assomigliano sempre di più ai palinsesti. Ma una politica tutta ripiegata sulle apparizioni televisive che politica è? E’ pur sempre democrazia, secondo Mazzoleni e Sfardini, nonostante i limiti, le contraddizioni (e, aggiungo io, le porcate) che la tv offre. Ma è pur sempre democrazia. I due studiosi coniano il termine, azzeccato, di “cittadinanza sottile”. I cittadini sono il pubblico. Il pubblico è fatto da cittadini. Assenti, distratti, più incantati che convinti, ma, che nella tv hanno una fonte quasi esclusiva di informazione. Quindi, meglio una cittadinanza, appunto, sottile, che il nulla.
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