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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2012
Uno dei più tenaci luoghi comuni nel campo degli studi letterari è quello che tende a etichettare il romanzo ottocentesco come "romanzo tradizionale", dedito alla riproduzione del reale in forme pigramente ripetitive. Di tale pregiudizio fa giustizia in questo volume Stefano Agosti, francesista tra i nostri maggiori. Utilizzando lo strumento della lettura ravvicinata dei testi, mette infatti in luce l'estrema diversità del romanzo francese del XIX secolo, la ricchezza inesauribile di un vasto paesaggio narrativo. Procede attraverso l'analisi di ricorrenti costellazioni formali: è mediante l'organizzazione del racconto, ad esempio, che Chateaubriand esprime la solitudine dell'io romantico, mentre è grazie alla scelta di immagini privilegiate che Madame de Staël arriva a raccontarci il modo in cui i protagonisti di Corinne vengono "espropriati del loro essere" dalle convenienze sociali. Tra i pregi fondamentali di questo studio c'è il perfetto equilibrio tra la riflessione sulle grandi tendenze del genere e la disamina puntuale delle singole opere. Da un lato, il lettore è istradato a un'interpretazione d'insieme del realismo, "modalità dello sguardo" adeguata alle "nuove empiricità" (lavoro, produzione, ricchezza) che dominano la scena del mondo moderno; dall'altro, il critico gli apre una via d'accesso alle specificità di ogni romanzo affrontato. Un ruolo centrale riveste il trattamento del tempo: dalla dialettica di finitezza e immortalità in Chateaubriand, alla realtà in divenire di Stendhal, qui giustamente contrapposta al "tempo sferico del già accaduto" tipico della Commedia umana. Costanti i riferimenti al Novecento, secolo d'elezione di Agosti; ed è un elemento di fascino addizionale di questo ricco panorama la segreta presenza delle predilezioni dell'autore, che si tradiscono nella lettura di Balzac attraverso lo sguardo di Proust e nel rinvenimento in Chateaubriand di echi anticipati di Blanchot.
Mariolina Bertini
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