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Berger e Luckmann sono due esponenti importanti del contesto della sociologia della conoscenza (basti ricordare il loro fondamentale volume La realtà come costruzione sociale, edito dal Mulino) e in questo loro agile contributo si concentrano sul problema del senso all’interno delle società della modernità. Il testo, pur privo di note e bibliografia di riferimento, costituisce una riflessione utile e puntuale, che inquadra le questioni derivanti soprattutto dal pluralismo, evitando derive sia relativiste sia fondamentaliste; gli autori pongono così attenzione al ruolo delle istituzioni sociali intermedie, chiarendo le possibili relazioni tra molti contesti, dalla religione, alla cultura, alla comunicazione.
Appare solo quest'anno un testo che i due sociologi avevano scritto nel 1995, in cui viene tracciato sinteticamente il quadro fenomenologico all'interno del quale si muoveva la loro prospettiva sociologica. Riprendendo temi già adeguatamente argomentati nelle opere precedenti, come l'assimilazione da parte del soggetto di una realtà data per scontata attraverso la famiglia, il lavoro, la comunità, l'interesse si sposta qui sulla struttura della società contemporanea, in cui il pluralismo dei mondi della vita potrebbe ingenerare crisi di senso. Contro qualsiasi tentativo fondamentalista e radical-collettivista di ripristinare un monopolio culturale, rischiando la deriva comunitarista o totalitaria, ma anche contro tutte le proposte postmoderne solipsiste o radical-individualiste di esasperare la crisi di senso per destrutturare forzatamente e inutilmente il soggetto, gli autori propongono di sostenere e rinforzare il ruolo delle istituzioni intermediarie, intese come ristrette comunità di senso, piccoli mondi della vita, compatibili con la società civile, in grado di evitare l'anomia, l'alienazione, lo smarrimento, il disagio latente nella società pluralistica.
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