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Anno edizione: 2012
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Approvata nello scetticismo quasi unanime del mondo accademico, la riforma Gelmini ha aperto una stagione di bruschi cambiamenti nel mondo universitario. Un esempio particolarmente scottante è la definizione dei criteri per l'abilitazione nazionale alle professioni accademiche. La neonata Anvur, l'Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario e della ricerca, in cui molti, tra i quali il fresco di nomina ministro Profumo, videro uno strumento essenziale per riportare responsabilità ed efficienza negli atenei (si veda la sua lettera a "La Stampa" del 5 gennaio scorso), ha proposto di recente un criterio di selezione dei candidati e dei commissari che molto ha fatto dibattere, ricevendo consensi o (più spesso) polemiche da diversi enti e singoli ricercatori. Secondo la proposta dell'Anvur, la candidatura degli aspiranti professori nonché dei commissari può avvenire soltanto qualora si rispettino stringenti requisiti di produttività e impatto della loro produzione scientifica, misurati da appositi "indicatori bibliometrici". Questa mossa dovrebbe strappare almeno una parte del processo di selezione dei nuovi accademici dalle grinfie dell'arbitrio di alcuni commissari non sempre oggettivi e non sempre disinteressati. Ma sarà poi vero che questi indicatori sono perfettamente oggettivi? O che un alto numero di citazioni sia indice di qualità, e viceversa un basso numero di citazioni significhi cattiva ricerca? Come spieghiamo il fatto che, se questo criterio fosse stato applicato all'attuale primo ministro, questi non sarebbe mai diventato professore? La politica della ricerca è costellata da simili diavolerie, i cui esiti però condurranno il mondo scientifico a prendere una direzione piuttosto che un'altra. Il libro di Alberto Baccini fornisce gli strumenti indispensabili per chiunque voglia comprendere e affrontare simili questioni. Con una prosa fruibile, l'autore muove da un inquadramento delle politica della scienza per descrivere il ruolo che la valutazione della ricerca può e deve avervi. Analizzando dettagliatamente la natura e la funzione degli indicatori bibliometrici, Baccini suggerisce come questi siano formule statistiche con una loro utilità euristica, mettendo contemporaneamente in guardia dagli abusi di chi li tratta come "numeri magici" e li impiega nel modo sbagliato. Chi si aspettasse di trovare un libro di critica o di apologia della bibliometria resterà deluso; la lettura è invece caldamente consigliata a chiunque cerchi un manuale analitico che permetta un serio approccio alla questione.
Marco Viola
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