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Vite in cantiere. Migrazione e lavoro dei rumeni in Italia
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Vite in cantiere. Migrazione e lavoro dei rumeni in Italia - Domenico Perrotta - copertina
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Vite in cantiere. Migrazione e lavoro dei rumeni in Italia

Descrizione


Nel nostro paese i rumeni sono più di un milione, quasi un quarto degli immigrati complessivi. Da quando sono cittadini comunitari, paradossalmente, sono oggetto di un'ostilità accresciuta, anche se la loro è in primo luogo una migrazione di lavoratori, in particolare nel settore edile. Lo mostra vividamente questa ricerca in presa diretta: interviste con immigrati rumeni nelle loro abitazioni, in centri di accoglienza, roulotte, baracche; materiali raccolti in occasione di festività religiose, matrimoni, battesimi, feste private; ma soprattutto un periodo di "osservazione partecipante coperta". L'autore ha lavorato per alcuni mesi, senza svelare la propria identità, in un cantiere edile assieme a manovali rumeni e di altre nazionalità (pakistani, tunisini, italiani). Ha potuto così osservare senza filtri i rapporti (tra connazionali, con gli altri colleghi, con gli imprenditori) e l'atteggiamento dei rumeni verso il lavoro e la vita in Italia. Uno sguardo ravvicinato su un altro mondo dentro il nostro mondo.
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Dettagli

2011
5 maggio 2011
271 p., Brossura
9788815150097

Voce della critica

  L'interessante libro di Domenico Perrotta affronta due temi: i flussi migratori rumeni e le interazioni in contesti lavorativi in cui sono presenti immigrati. L'indagine è basata principalmente su un'osservazione partecipante coperta realizzata nel 2005 in un cantiere edile di Bologna, nel quale l'autore, celando la propria identità di ricercatore, ha lavorato per due mesi come manovale a fianco di lavoratori rumeni e di altre nazionalità. Questa esperienza etnografica è stata affiancata da numerose interviste, alcune effettuate durante periodi trascorsi in Romania con l'esplicito obbiettivo di "comprendere le traiettorie di vita degli immigrati, sovente a cavallo dei due mondi". Un merito di questo studio consiste sicuramente nella molteplicità dei punti di osservazione assunti durante il lavoro sul campo: la ricerca ha guardato i fenomeni migratori "dal basso", ha analizzato le dinamiche di interazione "sia all'interno sia all'esterno dei luoghi di lavoro", ha considerato "contesti di origine e contesti di arrivo". In un mercato del lavoro in cui gli inserimenti degli stranieri avvengono soprattutto ai livelli inferiori della scala occupazionale, la notevole concentrazione di rumeni nell'edilizia segue un modello di integrazione economica subalterna, per cui gli immigrati svolgono lavori che agli italiani non interessano più come in passato. L'analisi di Perrotta si sviluppa proprio attorno alla questione centrale del lavoro e punta l'attenzione sul complesso intreccio di rappresentazioni, narrazioni e pratiche. Considerando le combinazioni di questi elementi, l'autore riflette sui modi con cui i rumeni si raccontano e danno senso alle loro traiettorie definendo il proprio ruolo nella società di arrivo. La rappresentazione di sé e dei propri connazionali è quella di grandi e instancabili lavoratori, in linea con l'immagine prevalente dell'immigrato nel contesto italiano, la cui presenza è legittimata dalla sua utilità economica rispetto al sistema. Si tratta di una visione della migrazione basata sull'idea del sacrificio, che non lascia spazio alla realizzazione personale e non prevede l'acquisizione graduale di diritti e status. L'autore, ispirandosi a Gramsci, sottolinea come l'incapacità di elaborare una costruzione di sé e del proprio ruolo al di fuori delle classificazioni egemoniche proposte riveli la forza dei fattori simbolici, così potenti da vincolare i percorsi biografici al modello di integrazione subalterna anche da un punto di vista culturale. Nelle interviste l'esperienza migratoria, articolata su una sequenza che va dalla crisi nel contesto di origine ai rischi dell'emigrazione al ritorno come prospettiva, è raccontata secondo uno schema che riflette una certa "disposizione (auto-)predatoria" dei rumeni verso l'Italia, coerente con il carattere transitorio ed esclusivamente economico della loro integrazione. Una disposizione legata a un orientamento strumentale reciproco: quello dei rumeni verso il lavoro e quello della società ospite verso i rumeni. Questa chiave di lettura permette di comprendere che cosa avviene entro il cantiere, un contesto "tutt'altro che conciliato", dove alla tensione tra dipendenti e datori alimentata da continue negoziazioni su ritmi, carichi e orari di lavoro fanno da contraltare le pratiche di costruzione di una lealtà "sempre provvisoria" tra colleghi. Davide Donatiello

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