Il libro traccia una storia dei monasteri femminili, nell'Europa occidentale e nelle sue colonie, tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Settecento: l'autrice allarga lo sguardo, in qualche caso, fino alle soppressioni di età napoleonica. L'obiettivo è quello di mettere in luce, adottando la prospettiva degli ordini regolari femminili, alcuni aspetti della storia europea: fra questi, un rilievo particolare è riconosciuto alla "storia del disciplinamento sociale", allo sviluppo di ordini religiosi a orientamento sociale, infine al ruolo giocato dalle monache nelle missioni europee in Asia e in America. Il capitolo introduttivo disegna una breve panoramica del monachesimo femminile nel passaggio dal medioevo all'età moderna: Silvia Evangelisti analizza le strategie familiari e sociali che guidavano le monacazioni e illustra le regole di condotta che disciplinavano la vita nei monasteri. Il capitolo successivo si concentra sull'imposizione della clausura nei decreti tridentini, attenti anche alla strutturazione architettonica degli edifici conventuali, che doveva favorire l'isolamento fisico delle monache dalla comunità in cui era insediato il monastero. Seguono tre capitoli dedicati alle attività artistiche delle monache, dalla letteratura alla pittura e scultura, dal teatro alla musica. Nel sesto capitolo l'attenzione dell'autrice si sposta verso le fondazioni monastiche femminili in Europa e nelle colonie europee dell'Asia e dell'America: oggetto di analisi sono l'espansione missionaria delle carmelitane scalze e delle orsoline. Il capitolo settimo presenta alcuni casi di comunità femminili "aperte", dedite all'apostolato sociale, nel conflittuale rapporto con le autorità romane: le orsoline di Angela Merici, le dame inglesi di Mary Ward e le visitandine di Jeanne de Chantal. Storia delle monache rappresenta un'agile sintesi dei caratteri della vita monastica femminile in età moderna: si tratta di un'opera senza dubbio utile, che evidenzia alcune questioni poste dallo studio degli ordini regolari femminili e dell'attività svolta dalle donne all'interno dei monasteri. Manca tuttavia, come evidenzia l'apparato critico annesso al volume, un contatto diretto con le fonti: esso avrebbe consentito di mettere in luce degli aspetti che sembrano completamente trascurati dall'autrice, in primo luogo l'attività economica e amministrativa svolta dalle monache, peraltro niente affatto limitata dall'imposizione della clausura. Oltre alla produzione artistica e letteraria, senza dubbio importante, sarebbe stato necessario, infatti, prendere in considerazione le testimonianze della "vita materiale della comunità", che danno origine alla gran parte della documentazione prodotta dai monasteri: esse ne restituiscono il carattere di corpi patrimoniali e giurisdizionali all'interno delle comunità locali, costituendo in tal modo una fonte centrale per individuare il ruolo economico e sociale dei monasteri. L'approccio comparativo adottato da Evangelisti ricostruisce un contesto entro cui vengono inserite le istituzioni monastiche femminili in epoca moderna: in questo ampio quadro, tuttavia, risulta spesso difficile individuare le specificità locali, che avrebbero consentito di meglio definire quei "molteplici aspetti della storia delle donne e della vita religiosa femminile" sui quali, come osserva l'autrice stessa, molto resta da indagare. Elisabetta Lurgo
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