Il volume di Asher Colombo si sofferma sugli aspetti tecnici e amministrativi legati alle procedure di ingresso ed espulsione degli stranieri nel nostro paese, inquadrando il contesto politico e culturale in cui sono maturati e le loro conseguenze sul piano sociale. Il primo capitolo descrive le politiche migratorie dei paesi europei negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, constatando che sanatorie e regolarizzazioni di massa non sono state solo una prerogativa italiana (dodici provvedimenti a partire dal 1979) ma una costante dei paesi europei, soprattutto di quelli mediterranei. Le linee di continuità tra le politiche migratorie degli stati europei negli anni della ricostruzione postbellica e le politiche attuali sono a dire il vero un po' sottovalutate dall'autore, a favore di un'interpretazione che vede negli anni dell'immediato dopoguerra un periodo fortemente segnato dalle cosiddette "open doors". I due capitoli successivi sono invece incentrati sull'Italia e sui processi di controllo degli ingressi alle frontiere e di verifica della regolarità del soggiorno all'interno del paese. L'evoluzione dei differenti provvedimenti è costellata da contraddizioni nell'applicazione delle disposizioni, da ambiguità interpretative, da discrezionalità degli interventi. L'autore esemplifica nell'introduzione del reato di immigrazione clandestina la farraginosità di tale percorso: se il nuovo reato aveva lo scopo di accrescere le espulsioni, esso le ha paradossalmente rallentate, creando una serie di effetti collaterali non trascurabili, come l'ingolfamento delle procure competenti. La politica migratoria si conferma come uno dei terreni in cui è più evidente l'autoreferenzialità delle classi dirigenti, oltre a scompaginare in modo significativo le tradizionali distinzioni politiche. Secondo l'autore esiste, ad esempio, un'evidente continuità tra le leggi Turco-Napolitano e Bossi-Fini: se bisogna rintracciare elementi di discontinuità tra le politiche migratorie allora occorre guardare al confronto tra la legge Turco-Napolitano e la precedente legge Martelli. Il quarto capitolo è dedicato alla nascita e allo sviluppo della detenzione amministrativa legata alle immigrazioni. Prima i Cpta (Centri di permanenza temporanea e assistenza) introdotti dalla legge 40 del 1998, poi i Cie (Centri di identificazione ed espulsione) hanno focalizzato sovente l'attenzione del dibattito pubblico. L'autore dopo aver passato in rassegna le tipologie di detenzione amministrativa a livello europeo si sofferma sulle numerose modifiche normative più recenti, ben tre dal 2008 al 2011. Anche in questo caso, fioccano i paradossi: Colombo mostra ad esempio, dati alla mano, che molto spesso a entrare nei Cie non sono solo gli irregolari, che rappresenterebbero secondo il legislatore i destinatari originari delle strutture. L'ultimo capitolo descrive i fatti del 2011 e la nuova "emergenza" determinata dagli eventi della primavera araba e dal nuovo ciclo di sbarchi sulle coste italiane. Ancora una volta, vengono al pettine numerosi nodi irrisolti: dall'interdipendenza con le politiche dei paesi confinanti (si apre uno scontro con la Francia) alla nascita di nuove strutture di contenimento e accoglienza, dagli scontri interni alla stessa maggioranza di governo alla nuova tipologia di sanatoria varata ad hoc dal governo nell'aprile 2011. Nelle conclusioni, Colombo suggerisce di sostituire alla categoria della "fortezza Europa" la metafora del "locale esclusivo". Un luogo in cui "i prezzi di ingresso crescono con una progressione piuttosto decisa e solo in parte ragionevole data l'offerta, presidiato all'esterno da sorveglianti che fanno entrare la maggior parte dei potenziali clienti mostrando loro un certo grado di condiscendenza, e sorvegliato all'interno da ronde che allontanano qualche cliente intemperante, ma senza esagerare nello zelo per non alzare i costi dell'impresa al di sopra dei benefici attesi". Basato su una metodologia piuttosto rigorosa, il volume incrocia dati provenienti da fonti diverse, svelando gli effetti sul breve e sul lungo periodo delle politiche adottate, che di frequente ottengono risultati opposti a quelli annunciati. Il confronto con le procedure amministrative, con le fonti giudiziarie, con le statistiche provenienti dalle forze dell'ordine e dalle forze armate può rappresentare anche per le scienze sociali un terreno di arricchimento, con l'obiettivo di penetrare a fondo nei meccanismi che determinano la regolarità e la non regolarità della presenza degli stranieri sul territorio e la scia di paradossi e contraddizioni che tali meccanismi si portano dietro. Le scienze sociali hanno fatto fatica ad affrontare in modo sistematico la questione, che inevitabilmente si intreccia con problemi di natura politica e morale. C'è bisogno di una solida base materiale di dati e di informazioni per capirne le radici e approfondirne gli sviluppi. Michele Colucci
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