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Ritenere di avere un'idea precisa della monarchia sabauda di fine Ottocento soltanto approfondendo la figura del re Umberto è errato e in parte anche fuorviante: senza conoscere la figura di sua moglie (e cugina) Margherita, il quadro sarebbe gravemente incompleto. La biografia di Casalegno aiuta a questo proposito, permettendoci di capire meglio l'istituzione. Margherita integra perfettamente il marito: tanto questi fu schivo ed estraneo ai fasti della corte, quanto invece lei li animò e li incarnò al meglio, diventando un simbolo ammirato da tutti i visitatori e da gran parte degli italiani, semplici o intellettuali che fossero. Basterà citare Carducci fra tutti. Ma Casalegno ci illustra con particolare finezza i gusti della sovrana che nel costante tentativo di migliorare la propria cultura, frequenta con interesse intellettuali coltissimi quali Minghetti (dal quale imparò il latino) Bonghi, Mamiani, Fogazzaro ecc. Ma quasi in contrasto con tale passione, la sovrana appare anche animata da uno spirito illiberale e paternalista, che la portò a preferire i politici autoritari, da Crispi a Mussolini, spingendo per quanto poteva sempre a favore delle politiche repressive e antidemocratiche, sia nella crisi di fine Ottocento, sia in quella degli anni '20 che portò al fascismo. Per questo fu antigiolittiana e contraria alla politica liberale del primo decennio di suo figlio Vittorio emanuele III. Ben sviluppato è anche il rapporto con quest'ultimo, da quand'era bambino, sottoposto ad una severa educazione che lei condivise, fino a quando salì al trono dopo la tregedia di Monza, impostando subito una politica contraria a quella della madre, sia nella vita mondana, sia negli indirizzi politici. Non a caso il giovane re fu sempre freddo nei confronti della madre. Libro di notevole finezza, col solo limite-insuperabile allora (1956)e credo ancora oggi- di essere basato per lo più su fonti indirette ed edite, per la chiusura degli archivi di casa Savoia.
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