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Uno dei miei libri preferiti, vedere gran parte del 900 italiano attraverso gli occhi di chi non s'era rassegnato alla piega democristiana-filoamericana che ci ha investito (uso il passato perchè ora l'autore è a mio avviso irriconoscibile). Il passaggio iniziale della falsa fucilazione è da brivido.
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Cossutta ripercorre in quest'opera le tappe principali della sua carriera politica, iniziata giovanissimo nella natia Milano. Dopo un'esperienza alla guida della sezione comunista di Sesto San Giovanni (la "Stalingrado d'Italia"), nel 1958 diventa segretario della federazione milanese del Pci, esponente di quel rinnovamento dei quadri dirigenti voluto da Togliatti dopo l'VIII congresso (1956). Chiamato a Roma alla metà degli anni sessanta, in breve, acquisendo un notevole potere all'interno del partito, giunge a ricoprire incarichi di grande importanza. Tra l'altro diviene coordinatore della segreteria e sovrintendente all'amministrazione: una sorta cioè di supervisore di tutte le attività economico-finanziarie del Pci, finanziamenti dall'Urss compresi. La parte più interessante del libro è quella relativa alla rievocazione di due momenti decisivi della sua vita politica: il famoso scontro del 1981 con Berlinguer sulla questione dell'esaurimento della "spinta propulsiva" dell'Ottobre, che egli nega con forza, giudizio che oggi riconsidera criticamente, arrivando ad ammettere le ragioni dell'allora segretario, e la svolta di Occhetto, di cui è stato uno dei più tenaci oppositori, convinto da subito dell'ineluttabilità della scissione e della nascita di una nuova formazione politica comunista. Proprio quella svolta così tanto avversata ha finito tuttavia per rappresentare una grande occasione di rilancio della sua carriera politica, altrimenti destinata al declino, consentendogli di diventare il padre nobile di Rifondazione comunista. L'ultima parte del volume è dedicata alla ricostruzione delle vicende legate alla nascita e soprattutto alla caduta del governo Prodi, che Cossutta addebita quasi del tutto a Bertinotti (che proprio lui volle alla segreteria del Prc), evento destinato a produrre lacerazioni molto forti all'interno della sinistra, ancor oggi non del tutto ricomposte.
Claudio Rabaglino
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