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Più che la morte (il 5 dicembre 1791 a Vienna) il libro tratta la vita di Mozart (gli ultimi 10 anni, sempre a Vienna e viaggi in Germania, Berlino in primis). La morte (meglio le varie ipotesi sul suo decesso) è trattata solo nell’ultimo capitolo (No. 21, Curriculum mortis) in cui Buscaroli spazza via le fantasiose ipotesi sulla Mozarts Tod ad appena 36 anni. Tutte basate sul suo avvelenamento da parte: (1) di Salieri, il Kapellmeister di Corte e rivale; (2) di Hofdemel, marito di Magdalena, forse amante di Mozart; (3) della moglie Constanze e del musico Sussmayr, forse suo amante; (4) da parte della loggia massonica viennese, che lo avrebbe costretto a un suicidio rituale. Alla fine abbraccia l’ipotesi proposta con acume già nel 1905 da un medico francese, J. A. Barraud e poi ripresa con forza da diversi eminenti medici verso la fine del XX secolo. E’ un saggio incredibilmente approfondito, in cui Buscaroli deve aver speso anni di lavoro nel consultare una miriade di fonti e ripulire dati veritieri da tante leggende che dopo la sua morte hanno aleggiato sulla figura di questo genio musicale. Ci sono però numerose zone d’ombra: Buscaroli ha il problema di essere eccessivamente prolisso (360 pagine scritte nei caratteri minuscoli della BUR che richiedono lente d’ingrandimento) e di far uso spesso di un linguaggio barocco e roboante, esuberante e ripetitivo, che mal s’addice ai canoni di “frugalità” della letteratura moderna. Inoltre è scritto per una cerchia di super-esperti e lascia nel caos completo un neofita come il sottoscritto, che fatica a trovar il filo di questo discorso arruffato. A dar chiarezza al testo sarebbero stati molto utili dei medaglioni, in calce al testo, sui personaggi principali qui descritti (un numero ben elevato) e ne chiarisse i relativi rapporti tra loro e con Mozart. Anche una mappa della Vienna dell’epoca con l’ubicazione delle varie dimore in cui i coniugi Mozart traslocarono nei periodi di agi o ristrettezze sarebbe stata utile.
Bellissimo saggio. Piero Buscaroli in modo documentatissimo porta il lettore «in una ricerca che mai lo inganna con le falsità e stupidaggini delle biografie» che «conservano la sicurezza impareggiabile dei "repetita" immortali»(p.9), alla scoperta della verità sulla morte di Mozart, avvolta e resa "leggendaria" come l'abbiamo conosciuta, ahimé, anche nel "tradimento" cinematografico di Milos Forman; conosciamo il "segreto inganno" di Giuseppe II verso il musicista, Mozart né santo né massone indemoniato, la libera scelta del suo destino non volendo abbandonare l'illusione di Vienna e rinunciando al successo tedesco ed inglese, l'opportuna pazzia di un moribondo Salieri per dare "verità" alla menzogna del veleno... Profonda è la riflessione generale che guida l'autore, e che dovrebbe fare scuola per infrangere «scenari pietrificati, menzogne imperterrite, luoghi comuni indistruttibili» che ancora ci ingannano e ci tengono ostaggio di una storiografia "angloscevica" e "marxsassone". «L'idea che la storia debba essere di tanto in tanto riscritta, non solo perché nuovi documenti tornino alla luce, ma perché mutano i punti di osservazione e i pulpiti del suo insegnamento, si trova già nella "Farbenlehre" di Goethe. [...] Ne sia prova la facilità con cui, appena aggrediti da metodi risoluti e vera volontà di chiarezza, si sbriciolano pregiudizi incrollabili e monografie proclamate "definitive" una volta per tutte. [...] Ancora una volta mi trovo a riconnettere verità cancellate e disperse per opporle a invenzioni insopportabili, ma irrigidite e irrozzite dalla ripetizione, accarezzate dall'abitudine, protette dall'ipocrisia»(pp.7-9). E la "colpa" di essere italiani: «Per sua disgrazia, [questo saggio] è scritto in italiano. [...] Il "medium", direbbe il cretino acculturato, è parte e garanzia del contenuto, e la lingua italiana non è "medium" bastante a "veicolare" novità e deduzioni, che la reciproca connessione trasforma in rivelazioni»(p.8). Buona lettura!
Gia' dalle prime pagine si presenta il problema per il lettore: il prepotente senso di presunzione dell'Autore e la sua volonta' continua di mettere in mora tutti i critici, biografi, storici della musica che hanno trattato Mozart prima di lui. Il punteggio massimo che pure meriterebbe la ricerca - super approfondita, e basata non solo su un immenso numero di pubblicazioni, lettere del compositore e dei suoi familiari, memorie (in primis quelle di Da Ponte) e scritti varii - non puo' esere concesso proprio per questa "naturale" impostazione che talvolta lascia un po' estenuati e sempre stupiti. Nel merito la ricostruzione storica e biografica e' eccellente e lo stile dell'Autore piuttosto accessibile, soprattutto se si e' appassionati o almeno interessati alle vicende dell'uomo Mozart. Mi agghiaccia l'idea di leggere i mastodontici testi su Bach e Beethoven,
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