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E' così; queste sono le storie che si vivono quando si "lavora" da quelle parti. Il libro è un puntuale e veritiero resoconto di quanto è avvenuto e come si "lavora" quando sei dentro la rete dello spionaggio; almeno in quei tempi. Ho lavorato nell'intelligence per molti anni, nel 1983, dalle parti del Mar Rosso, gli yemeniti che a quel tempo erano sotto l'egida de l'Urss e la scuola della Stasi tedesco-orientale, mi hanno ucciso la mia ragazza...che lavorava per me. Non si può comprendere cosa significa, purtroppo, la vendetta, se non ne sei colpito. Vedere la propria donna morire, perchè dall'altra parte della loro ideologia, non puoi dire:"Bèh, peccato..." Aspetti che maturi il momento e poi, conosciuti gli assassini, siccome sei addestrato anche a questo, cominci a dare loro la caccia, uno per volta, e li vaporizzi... Forse, oggi, è duro, scioccante parlarne così, a freddo, ma, quando il sangue della tua donna ti scorre per le mani e la vedi implorare di aiutarla, di non lasciarla morire...e poi, si spegne tra le tue braccia, non ce la fai a dimenticare, e... lasciamo perdere il perdonare. Si perdona, una morte involontaria, un errore compiuto in stato confusionale del soggetto, ma, chi lo fa deliberatamente, forte dell'impunità, protetto dalle istituzioni di quel paese, non merita perdona e non merita di vivere. Quello che comandò la morte della mia donna, cinque anni dopo, al Cairo, l'ho incontrato...non lo ha mai potuto più raccontare quello che ci siamo detti.
Capolavoro!
Molto avvincente la narrazione, l´orrore della strage alle Olimpiadi fa ancora fremere l´animo di tutti gli uomini liberi del mondo. Se fosse successo alle Olimpiadi dell´antica Grecia tutto il mondo civile sarebbe insorto contro questi criminali, cancellando per sempre la loro causa. Nel libro di Jonas si avverte la solitudine di questi uomini incaricati della vendetta, la consapevolezza che nessuno li avrebbe aiutati, l´incertezza sulla liceitá della loro azione, e malgrado la crudezza dei fatti emerge ancora un barlume di umanitá nel loro animo. Un thriller vero, che svela il sottobosco della piaga terroristica e il coinvolgimento degli stati totalitari nel fornire supporto a questa infame attivitá. Da consigliare a chiunque.
Recensioni
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Vendetta è la ricostruzione dei tragici eventi delle Olimpiadi di Monaco del 1972, quando il 5 settembre un commando palestinese di undici fedayin (in arabo: "uomini di sacrificio") fece irruzione nella palazzina del villaggio olimpico dove alloggiavano gli atleti israeliani. Due furono uccisi, in nove vennero sequestrati. In cambio del rilascio i terroristi chiesero la liberazione di 234 detenuti nelle carceri d'Israele, dei due capi della banda Baader-Meinhof (Ulrike Meinhof e Andreas Baader, arrestati dalla polizia tedesca nel giugno di quell'anno) e tre aerei per essere trasportati, con gli ostaggi, a una "destinazione sicura". L'ultimatum scadeva alle nove del mattino dopo. Seguirono trattative febbrili, ci furono ministri della Germania Ovest, allora guidata da Willy Brandt, che si offrirono in cambio degli ostaggi. La linea del premier israeliano Golda Meir fu fin da subito quella della fermezza. Finì con uno scontro a fuoco e una strage all'aeroporto di Monaco: la fanteria tedesca attaccò e uccise i sette componenti del commando di "Settembre Nero", i nove atleti morirono, un poliziotto tedesco perse la vita.
Da quei fatti comincia la storia di Avner, ventidue anni, capitano fresco di servizio militare in un'unità scelta. Riceve una lettera in busta marroncina, il modello usato dal governo israeliano. Cinque righe, battute su una vecchia macchina da scrivere con i caratteri ebraici: se Avner era interessato a un certo lavoro, diceva, avrebbe potuto incontrare un uomo "a Tel Aviv all'angolo tra Frishman e Dizengoff", a una certa ora, in un caffè. Firmato: Moshe Yohanan, un nome che ad Avner non diceva niente. Ecco come si crea un agente. Ecco come iniziò la vendetta israeliana per i fatti di Monaco '72.
Avner ben presto si ritrovò, lui che era divenuto soltanto un agente di basso livello, nel soggiorno del premier israeliano Golda Meir insieme ai generali Ariel Sharon e Zvi Zamir, con la primo ministro che spiegava loro la missione senza precedenti che aveva deciso. Si trattava di una vendetta "biblica" sui mandanti della strage olimpica: ad Avner e agli altri quattro uomini della sua squadra fu consegnata una lista di undici capi del terrorismo palestinese da eliminare, con una grossa quantità di denaro. Avner ha un solo giorno per decidere, sua moglie è al quinto mese di gravidanza e il capo del Mossad è lì davanti a lui che gli chiede di partire e tornare, forse, dopo qualche anno. Accettò l'incarico e vendetta fu.
La rappresaglia israeliana portò all'uccisione di dieci (o forse otto, la controversia è ancora aperta) degli undici terroristi di Monaco. Si svolse negli anni '70 e '80 in Europa, da Roma, ad Atene, a Londra, Varsavia, Francoforte e in Libano, a Beirut. Il libro-verità di George Jonas è uscito in Italia nel maggio 1984. Questa del 2006 è una nuova edizione aggiornata e ampliata.
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