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Anno edizione: 2006
Anno edizione: 2011
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Vorrei solo dire all'amico Alberti che molti tentano di buttare fango su Severino senza portare alcun argomento atto a confutare la sua filosofia, e nemmeno potrebbero, visto che il bresciano ha sempre spazzato via le critiche con ragionamenti rigorosi, e non con la "logichetta" (cit. La Legna e la cenere) di alcuni che propongono critiche semplicistiche e soprattutto, senza aver neppure minimamente compreso che il fondo di tutto quello che chiami logica e scienza. Tra l'altro ne suggerisci lo studio a Severino, il quale esorta tutti, i grandi fisici e logici, a riflettere sul fondamento delle loro affermazioni e sull'incoerenza di fondo (identificare l'essere al non-essere) che accompagna le magiche elugubrazioni di fisici e supremi intellettuali, coloro che non capiscono che per nulla si intende l'annichilimento, il nihil absolutum e non lo stato minimo di energia (che è uno stato, che è minimo e che non è nulla, dando tra l'altro ragione a Severino). Se non si potessero dominare le cose, la scienza nemmeno la vedresti in embrione. Ma le cose che non si capiscono, si sa, sono solo giochi di parole.
Questo libro costituisce una sintesi di alcuni studi letterari e filosofici dell'autore, da quelli magnifici su Leopardi a quelli su Eschilo. Ci sono poi preziosi suggerimenti su Dostoevskij e su altri scrittori. La filosofia dell'A. è ormai nota e solo chi la ignora può credere che Severino non conosca le differenze tra valori fisici e logici, o non conosca la scienza attuale, anche la più complessa. Questo filosofo ha un sapere incredibile e sa sempre evidenziare come i problemi tornino sempre al punto di partenza, allo sfondo archetipico della cultura occidentale: le distinzioni della scienza non fanno che confermarne l' appartenenza al mondo della Follia dell'Occidente e per sottolineare che solo la filosofia autentica sa vedere - oltre le apparenti differenze - l'autentica identità nichilista del pensiero che ha elevato la volontà di potenza a unica madre di tutte le battaglie. Lo stile di Severino resta sempre seducente e scorrevole. Si può solo lamentare che alcuni passi risultino in questo libro più ostici del solito. Ma nell'insieme il testo è meraviglioso e degno di ogni elogio.
Solo per dire che chi giudica un libro di Severino dovrebbe per lo meno leggerlo come si deve e chi giudica in generale la sua filosofia dovrebbe leggersi i libri base della sua filosofia. Uno che se ne viene a dire che Severino non conosce la logica di sicuro non conosce Severino. Quanto al tema della contingenza, ad esempio, si vada a rileggere la prima parte di "Destino della necessità" e poi ne riparliamo.
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