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Ecclesiologia, Europa, mondo moderno, Università. Eccellente ginnastica per la mente; sorprendente constatazione di come negli anni '60 e '70 già si comprendessero problemi che oggi sono attuali. C'è molto da imparare. Parte dalla definizione delle quaestiones, dall'explicatio terminorum, anzichè far scendere sui temi una sua dogmatica visione. Molti gli spunti di intuizione poetica. Tra i saggi migliori che abbia mai letto.
CHE BENEDETTO XVI, " IL PASTORE TEDESCO ", COME LO CHIAMANO CON SARCASMO GLI ILLUMINISTI DEI NOSTRI TEMPI, POSSA ESSERE DAVVERO UN VERO PASTORE, ANCORCHE' TEDESCO, MI PARE CHE NON FACCIA UNA PIEGA. UN PASTORE COSA FA ? GUIDA IL SUO GREGGE E LO DIFENDE, NON LO DISPERDE, PERCHE' SA CHE " I LUPI " ASPETTANO L'OCCASIONE PER AZZANNARE I PIU ' DEBOLI. CHE IL PAPA FACCIA, COME DICE IL LETTORE CHE MI HA PRECEDUTO, L'APOLOGIA DELLA SUA FEDE, CIOE' DEL CRISTIANESIMO, MI SEMBRA LA COSA PIU' NATURALE DI QUESTO MONDO. MI SORPRENDEREBBE IL CONTRARIO. QUI NON C'E' NESSUNA IMPOSIZIONE. CHI CREDE VA CONFERMATO NELLA FEDE, NON GLI SI PUO' CERTO DIRE: CREDI, MA A TUO RISCHIO, NON TI GARANTISCO IL POSSESSO DELLA VERITA'. MA CHE PAPA SAREBBE MAI, UNO CHE AFFFERMASSE SIMILI COSE? CHI NON CREDE E NON HA VOGLIA DI CREDERE, NON HA NULLA DA TEMERE, ANCHE SE IN FATTO DI DOGMATISMO NON POCHI LAICI SONO SICURAMENTE PIU' AGGUERRITI DEL PAPA. UN PAPA, COME LO VORREBBERO LORO, MORBIDO, POSSIBILISTA,CHE MAGARI PARLASSE DI MENO, SCRIVESSE AFFATTO, ISTRUISSE PER NIENTE. UNA FIGURA FOLCLORISTICA E NIENTE PIU'. IO UN PAPA COSI' NON LO VORREI DA CRISTIANO QUALE SONO, ANZI DA BACCHETTONE, PAPISTA, REAZIONARIO E CODINO.VOGLIO UN PAPA CHE RECITA IL ROSARIO, CHE SI CALA SUGLI UMILI, SUI DISEREDATI PER CONFORTARLI, PER AIUTARLI, PER SORREGGERLI. PER PER POTERE FARE CIO', DEVE ESSERE CONVINTO DI QUELLO CHE FA, DEVE, CIOE', ESSERE PORTATORE DI UNA SPERANZA CHE NASCE DALLA FEDE, CHE E' PRIMA DI TUTTO, RICERCA E POSSESSO DELLA VERITA'. DISPIACCIA O NO, MA SE UN PAPA NON PROPUGNA QUESTE COSE, CHE PAPA E'? E' QUESTO CHE MANDA IN TILT GLI ILLUMINISTI ODIERNI, COSI' COME ACCADEVA CON QUELLI DEL PASSATO. PER ESSI IL PAPA NON DOVREBBE FARE ALCUNA APOLOGIA. DI CHI, POI. CERTAMENTE NON DI SE STESSO, MA DI CRISTO. E SE PARLA DI CRISTO, DEVE PARLARNE SOLO IN TERMINI RELATIVI. CHI NON VUOL CREDERE, NON ABBIA ALCUN TIMORE DELLE PAROLE DEL PAPA, CHI CREDE PUO' TROVARE CONFORTO E GIOIA NELLA RICERCA SEMPRE ARDUA E DIFFICILE DELLA VERITA'. ALMENO QUESTO CONCEDIAMOGLIELO.
L'apologetica (cioè la difesa e esaltazione del proprio credo) è uno dei piu' venerandi generi letterari del Cristianesimo: fiorente già nei primissimi secoli dell'èra cristiana, ne ha segnato tutta la storia: un'ultima fioritura la visse in pieno Ottocento (Flaubert vi attinse materiale a piene mani per illustrare le sue teorie sulla stupidità umana, soprattutto in "Bouvard e Pecouchet"). E proprio al genere dell' apologetica appartiene quest' opera di Benedetto XVI, il quale, si sa, non intende imporre la fede a nessuno, semplicemente si limita a pretenderla da tutti: a pag. 6, ad esempio, scrive: "La speranza del cristianesimo, l'occasione della fede dipende in ultima istanza molto semplicemente dal fatto che esso dice la verità. La chance della fede è la chance della verità, che può essere offuscata e calpestata, ma non può soccombere". Insomma: il Cristianesimo è la Verità, ed è la Verità perchè è Cristianesimo. Non bisogna liquidare queste posizioni come un "ragionamento a pera", ma occorre ravvisarvi piuttosto quella totalità di pensiero che tante volte si riscontra nella storia delle religioni: ad esempio si pensi a come, nell' India antica, i brahmani concepivano il sacrificio: l'azione rituale è efficace perchè è azione sacrificale, la cui efficacia è garantita appunto dall ' essere un sacrificio; il pensiero selvaggio è totalizzante, ci ricorda Levi-Strauss. Quanto alla seconda parte della citazione circa la verità che "può essere offuscata e calpestata, ma non può soccombere", mi trova totalmente d'accordo: i papati passano, la verità (umana) resta.
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