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Gli spettri - Henrik Ibsen - copertina
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spettri

Descrizione


Sarebbe facile immaginare una messa in scena di “Spettri” con i protagonisti in chitone, maschera e calzari. Come nei grandi miti della tragedia greca, qui si mescolano incesto, follia, verità terribili dopo anni di menzogna. L’ambientazione però è quella di un’allucinata campagna norvegese, resa grigia e stagnante, come l’animo dei personaggi, da una pioggia battente. Un luogo in cui il sole e il calore arrivano inutilmente e sempre troppo tardi. Quello di Ibsen è un realismo che svela l’ipocrisia della morale borghese, fondata sul perbenismo e sulla religiosità di facciata. E questa storia è una denuncia coraggiosa che, come raccontano Roberto Alonge e Franco Perrelli nell’introduzione, fece bandire la “pièce” per molti anni dai palcoscenici norvegesi.
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Dettagli

2008
Tascabile
16 gennaio 2008
124 p., Brossura
9788817020862

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Marco
Recensioni: 5/5

Il modo di chi vuole apparire una persona per bene, soprattutto ipocritamente. Ecco cosa mette in scena Ibsen. Un capolavoro della sua letteratura. Lo consiglio vivamente ,assieme all'opera massima (a mio personale giudizio), Casa di bambola.

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giusy
Recensioni: 5/5

Forse il mio libro preferito. Leggerlo soprattutto dopo aver letto "Casa di bambola" (sempre dello stesso autore) chiude quel cerchio che Ibsen aveva ben chiaro nelle sue idee; seguire i parametri a discapito del proprio essere, del proprio sentire, non porta ad una soluzione certa e confortante. Sul sottofondo della tragedia greca si dischiude questo storia dal sapore scandinavo che ci ricorda che tutto il mondo è paese e lo fa partendo dal ritratto di una famiglia. Una faglia che all'apparenza rispecchia gli schemi tradizionali ma che cova il seme della follia. Una famiglia che culla la sua tragedia sul nascere facendola crescere al buio, nutrendola nel tempo e mostrandola in tutta la sua grandezza, quando tutto il quadro si completa.

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Henrik Ibsen

1828, Skien

Poeta e drammaturgo norvegese. Figlio di un commerciante benestante, si trovò di colpo coinvolto nel fallimento paterno e a sedici anni lasciò gli studi per lavorare in una farmacia di Grimstad. A vent'anni aveva già scritto il suo primo dramma, "Catilina" (1848). Nel 1851 divenne direttore del teatro nazionale di Bergen e acquistò una preziosa familiarità col palcoscenico, come dimostrano i drammi "Donna Ingrid di Olstraat" (1855), "Una festa a Solhang" (1856) e "I condottieri a Helgeland" (1858).Il romanticismo iniziale di Ibsen cedette lentamente il posto a una sempre maggiore precisione psicologica e storica. Cominciava a caratterizzarsi il personaggio "ibseniano" che si dibatte nella rete delle proprie contraddizionio poiché i peggiori nemici...

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