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Mai fatta tanta fatica per scrivere un libro, dice nella postfazione, intitolata La voce giusta: vera storia di una storia vera, Antonella Ossorio, autrice di numerosi libri per ragazzi e vincitrice in passato anche del Premio Elsa Morante. Perché tanta fatica? Perché questo piccolo, ma prezioso libro non è frutto dell'invenzione dell'autrice o meglio: non solo ma della viva voce del suo protagonista, Adama Zoungrana, giovanissimo protagonista del documentario Dauda e la miniera d'oro, realizzato da Annamaria Gallone per raccontare la terribile realtà lavorativa delle miniere in Burkina Faso.
Adama, che ha genitori adottivi italiani da alcuni anni, aspettava di "essere scritto", racconta Ossorio: è un vero è proprio griot, un cantastorie. E per poterlo raccontare, l'autrice ha dovuto cercare la voce giusta, vivendo nella scrittura la ciclicità della vita, perché, quando il libro sembrava finito, Adama partiva e la sua storia cambiava e occorreva ricominciare. Se entri nel cerchio sei libero è la complessa tessitura di due voci: la voce libera e sonora di Adama e quella paziente della scrittrice, che si è prestata a trasformare in libro la tradizione orale di una vita. Una vita che sembra già mito: Adama la trasmette come fosse una favola, anche quando ciò che racconta è terribile, violento, insopportabile.
Adama si fa da solo, si dà anche il nome da solo, dal momento che suo padre, un uomo violento e repressivo, non vuole mandarlo a scuola. Adama significa terra in ebraico, ma non la terra intesa come mondo o come concetto astratto: è proprio la terra che calpestiamo, la terra da cui nascono le cose. Ed è nella terra che Adama e i suoi compagni disegnano il cerchio del loro gioco preferito: se riesci a restare nel cerchio sei libero, cosa non facile per chi non ha famiglia, passa di padrone in padrone e vive in tante case. Il romanzo ritrae il Burkina Faso negli anni seguenti la rivoluzione di Thomas Sankara, presidente dal 1984 al 1987, personaggio mitico, capace di trasformare il vecchio Alto Volta in una nazione esemplare, con diritti per tutti, senza distinzione fra ricchi e poveri. "Cambiare si può", diceva Sankara, in largo anticipo sullo "You can" di Obama: il paese di Adama per pochi anni sognò di farcela con le proprie forze e di rialzarsi e camminare.
Adama guarda senza timore alla storia, mescolandola alla vita: amici, zie, madri e matrigne, donne buone e cattive, animali, odori, sapori, piatti. Adama parla ai suoi coetanei occidentali e agli adulti dal basso della vita semplice di chi, sia pur nella miseria, non smette di giocare (lo salva il calciobalilla, fra le altre cose) e di amare (aiuta a nascere un bambino, tutto da solo), di guardare gli adulti, tutti piuttosto strani, che siano compaesani o occidentali. Anche se lavora nella miniera e sniffa la colla per sopravvivere, continua a sperare nel futuro. E il futuro, infine, arriva dall'Italia, sotto forma di film. Un'infanzia picaresca raccontata con lo sguardo di un dio-bambino, dotato un'umanità potente: Adama, nella storia narrata come nella vita, ce l'ha fatta e questo serva da esempio a tutti noi.
Antonella Cilento
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