Un cappello pieno di ciliege

Mi piacerebbe dire che è un libro semplice, ma non è un libro per tutti. Il romanzo è eccezionale perché narra la storia di quattro famiglie, gli antenati di Oriana Fallaci, in maniera romanzata, ma sopratutto narra storie realmente accadute; e nonostante le storie ti tengono incollata al libro, penso che la cosa che abbia fatto davvero la differenza sia stato anche il narrare la storia dell'Italia. Vediamo i protagonisti del romanzo alle prese con il contesto storico; di fatti ho riscontrato due problemi principali riguardanti la narrazione del panorama storico. Il primo problema è: la mancanza degli antefatti. L'autrice si perde in numerose spiegazioni di persone ed eventi. E proprio questo ti porta a pensare "si, un attimo, dato che ci siamo ritrovati a tot evento e a tot conseguenze, si potevano spendere due parole per far capire cosa fosse successo un po' prima di tot evento?" Invece, a volte, si da per scontato che il lettore conosca già le cose/ gli antefatti. Pur sorvolando su questo "problema", il contesto storico approfondito o non, va bene se é in funzione introduttiva al capitolo o in funzione ai personaggi e alle scelte da essi realizzate, perché- e qui entra in gioco il secondo problema che ho riscontrato- si rischia, altrimenti, nella digressione. Viene citato un anno, ad esempio il 1846, ma: 1) o è utile per capire il protagonista e quindi mi spieghi (possibilmente con antefatti) il contesto storico in modo tale che giustifichi il pensiero e le azioni dei protagonisti. 2) oppure diventa digressione. E non solo ti ritrovi a conoscere parzialmente il perché di un fatto storico, ma, se non è in funzione ad un personaggio (e lo capisci subito se lo è o no) rischi di marchiarlo come un qualcosa che ti rallenta l'arrivare al dunque della narrazione principale, ovvero: "in tutto ciò, che fine ha fatto il personaggio del romanzo? Niente di particolarmente grave, Il romanzo è scritto veramente bene ed è ricco di vicende interessanti.

Finito questo bel libro ho deciso di fare ricerche sul mio albero genealogico!

Romanzo storico e saga familiare. Saga dietro la cui stesura vi è un grande lavoro di ricerca, e lo si nota nella lettura. Le vicende si ambientano in una ben definita e dettagliata collocazione storica, che agli amanti della storia può piacere a talaltri meno ma che, indubbiamente, ne consolida lo spessore. Romanzo struggente, drammatico. E, se pur tragico e straziante in alcuni punti, resta sempre un inno alla vita. Un invito al godimento della sua eloquente bellezza. Pur con le insidie e i travagli che essa presenta, cui il naturale scorrimento non può sottrarre. Però come può questo libro costituire un inno alla vita se, tutte le quattro parti presentano quattro finali tragici? E nelle intenzioni della Fallaci doveva essere un inno alla vita. Forse perché l'esistenza non va considerata o valutata in base alla sua conclusione. Conta ciò che provi mentre vivi: le furibonde e travolgenti passioni, gli imprevisti inaspettati e disattesi, le speranze nelle quali ci si consuma. Come dire che l'importante non è quello che trovi alla fine di una corsa, l'importante è quello che provi mentre stai correndo. Ed in questa epopea storica e familiare, si trovano storie miranti ad un riscatto. Tentativi di elevarsi dalla propria condizione esistenziale di ignoranza o di miseria. Di fatica e di sudore. Talvolta, di oppressione. Gesta di arcavoli irriducibili ed indomabili che ordiscono una riscossa al proprio destino, non arrendendosi dinanzi alla sua ineluttabilità. E cercano di approdare ed impadronirsi di nuovi orizzonti. Il tutto sotto la testimonianza di date, nomi, cognomi e oggetti (custoditi nella cassapanca distruttasi nel bombardamento del 44') con cui la Fallaci, attraverso le sue formidabili doti, ricostruisce le storie, gli incontri, gli intrecci. Un patrimonio umano tutto condensato in lei, cui "ho dato anzi ridato la vita".