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Con il contributo di chi osserva problemi emersi fra raccoglitori di agrumi, descrive come aggressioni di conio mafioso hanno provocato rivolte in contrasto con la remissività degli abitanti, assuefatti al dominio della delinquenza organizzata. Così, l'idea di "salvare l'Italia", reagendo alla prepotenza non è del tutto assurda, proprio perché la rivolta può servire da esempio a chi subisce docilmente. Denuncia ripetute forme di razzismo e incompetenza burocratica nel gestire manovalanza che di fatto contribuisce molto al settore agricolo, mentre la nostra gioventù disoccupata si accontenta di sussidi od abbandona le campagne per la città o cerca lavoro all'estero, spopolando ampie zone prospere senza personale a lavorare i campi. Descrive come organizzazioni mafiose non solo condizionano il mercato, aggiudicandosi il monopolio di distribuzione dei prodotti agricoli, eliminando la concorrenza, arruolando il caporalato, riducendo individui a forme di semi schiavitù, minacciando indifesi costretti in ghetti insalubri, obbligati a cedere parte della scarsa retribuzione, senza contare le rapine a cui sono soggetti nella diffusa omertà. Così il settore va in crisi: molti agricoltori privi di margini di utile, rinunciano non potendo trarre un minimo profitto. Lettura che provoca lo spirito di compassione dei più sensibili e fomenta forte senso di stizza a chi non si conforma a tanta ingiustizia. Tema molto interessante ed attuale nel contesto in cui tutta l'Europa si vede invasa da crescente numero di immigranti in cerca di esistenza migliore, in fuga da miseria, guerre e persecuzioni. Opera di 170 pagine da leggere in melanconica giornata invernale, capace di schiarire certe idee; ed a chi desiderasse approfondire l'assunto delle migrazioni, per meglio capire un fenomeno naturale, sempre esistito, al quale nemmeno gli Italiani sono stati estranei, consiglio due saggi: L'ORDA, QUANDO GLI ALBANESI ERAVAMO NOI di G. A. Stella e IMMIGRANTI. PERCHÉ ABBIAMO BISOGNO DI LORO.
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