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I più non ritornano. Diario di ventotto giorni in una sacca sul fronte russo (inverno 1942-43)
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I più non ritornano. Diario di ventotto giorni in una sacca sul fronte russo (inverno 1942-43) - Eugenio Corti - copertina
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più non ritornano. Diario di ventotto giorni in una sacca sul fronte russo (inverno 1942-43)

Descrizione


Un libro terribile e avvincente, una storia vera che commuove e fa pensare, al pari di "Se questo è un uomo" di Primo Levi e di poche altre grandi opere su alcuni tremendi fatti del Novecento. Scritto nel 1947, è uno dei diari della ritirata di Russia più forti e sconvolgenti: racconta gli avvenimenti vissuti dall'autore e dai soldati italiani nei ventotto giorni che vanno dal pomeriggio del 19 dicembre 1942 alla sera del 17 gennaio 1943, con lo sfondamento del fronte italiano ad opera delle divisioni russe e la conseguente distruzione del XXXV Corpo d'Armata.
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Dettagli

2004
Tascabile
9788817045155

Valutazioni e recensioni

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alida airaghi
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Un diario, e non un romanzo, questo libro sofferto di Eugenio Corti, pubblicato per la prima volta nel 1947 e in seguito riproposto in diverse e numerose edizioni italiane e straniere. Al pari di altri famosissimi diari che hanno testimoniato le vicende infernali che hanno travolto civili e militari nella seconda guerra mondiale, questa narrazione scandisce senza nessuna indulgenza ad artifici letterari il destino individuale e collettivo delle vittime di quel tragico conflitto. Eugenio Corti, sottotenente pattugliere del reggimento fanteria Pasubio durante la ritirata di Russia, racconta in queste pagine, con assoluta e lucida puntigliosità, tutti gli avvenimenti che scandirono le ventotto giornate, tra il dicembre 1942 e il gennaio 1943, in cui la sua divisione subì l'offensiva russa e fu costretta a ripiegare dal Don a Starobelsk. "In questo diario si riflette la fine del Trentacinquesimo corpo d'armata, uno dei tre corpi dell'armata italiana in Russia": con queste scarne parole ha inizio il resoconto della strage che, dei 30.000 uomini accerchiati nella sacca sul fronte, ne risparmiò solo 4.000. Corti, allora ventunenne, una volta scampato a quella carneficina, scrisse le sue memorie in pochi mesi, mentre era ricoverato in un ospedale militare a Merano nel 1943: con l'intenzione di offrire una testimonianza, imparziale e fedele, di tutto ciò che aveva vissuto. Atti di eroismo e di disperazione, crudeltà e vigliaccherie, insubordinazioni e incapacità organizzative, sentimenti riprovevoli e generosità solidali: tutto ciò, insomma, che caratterizza l'agire umano nei momenti più terribili e pericolosi dell'esistenza. "La mia maggior preoccupazione fu di rispettare in tutto la verità: al punto di poter giurare sul contenuto non soltanto dell'insieme, ma di ogni singola frase". Nessuna retorica patriottica, quindi, e nessuna autoindulgenza, ma uno sguardo severo e pietoso sulla Storia che travolge e corrompe storie e destini personali, distruggendo anime e corpi.

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Eugenio Corti

1921, Besana in Brianza

Studia al collegio San Carlo di Milano ma nel 1941, dopo che l'Italia entra in guerra, Corti su arruola e diventa sottotenente d'artiglieria. Nel 1947 si laurea in Giurisprudenza. Tra le sue opere di narrativa si ricorda Il cavallo rosso (1983), I più non ritornano (1947), e Il Medioevo e altri racconti (2008). Tra i saggi Processo e morte di Stalin - tragedia (1962), Il fumo nel tempio (1996).Nel 2000 ha ricevuto il premio internazionale «Al merito della cultura cattolica»; nel 2007 l’Ambrogino d’oro, da parte del Comune di Milano; nel 2009 il Premio Isimbardi della Provincia di Milano e nel 2010 il Premio per meriti culturali della Regione Lombardia.

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